Si volta pagina. Dopo due anni di pandemia, 160mila morti, 14 milioni e mezzo di contagiati ufficiali e 19 miliardi spesi nel settore sanitario, oggi finisce lo stato di emergenza legata al Covid con lo scioglimento del Comitato tecnico scientifico, definito dal presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli «un modello di collaborazione tra scienza e politica». «Per noi è stato un privilegio servire il nostro Paese», ha detto.
Però, sia chiaro, il virus non sparisce per decreto. Continua a fare vittime, a spedire malati in ospedale, a contagiare migliaia di persone. Ma come dice il ministro della Salute, Roberto Speranza: «Oggi abbiamo gli strumenti per poter gestire la pandemia in modo efficace». Ci sono i «santi» vaccini (136 milioni di dosi), i monoclonali, le pillole anti Covid. Tutt'altro scenario rispetto alla prima fase in cui un italiano su cinque si infettava, uno su due finiva in ospedale, uno su sette all'obitorio. Ora c'è Omicron 2 che ai vaccinati con booster fa quasi il solletico. Ma il Covid, come dice l'epidemiologo Pier Luigi Lo Palco, non sparirà più, dobbiamo conviverci. E infatti bisogna organizzarsi per bene. A cominciare dalla gestione dei vaccini che tornerà in auge in autunno quando milioni di italiani dovranno farsi il secondo booster, o meglio il richiamo con la nuova variante. E il generale Francesco Figliuolo lascerà il compito della logistica ad un altro generale, Tommaso Petroni, che sarà il direttore dell'Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l'adozione di altre misure di contrasto alla pandemia e verrà affiancato da Giovanni Leonardi, dirigente del ministero della Salute. Ma quali vaccini dovranno distribuire? Moderna e Pfizer stanno lavorando ad un vaccino modificato per attaccare Omicron. I risultati degli studi si vedranno solo a fine aprile per capire se servirà integrare il ceppo con quello originario di Wuhan o dedicare il prodotto solo alla nuova variante. Sembra molto promettente anche il nuovo ritrovato spagnolo. Si chiama Hipra, usato solo come booster offre un'ottima risposta immunitaria per Omicron, addirittura meglio dei vaccini a mRna. Ma siamo ancora in fase di studio, l'approvazione arriverà a settembre.
Nel frattempo si infiamma il dibattito sulla quarta dose. Speranza invoca una risposta univoca europea su come, quando e a chi somministrarle. Ma Ema probabilmente deluderà le aspettative del ministro. Si esprimerà tra una decina di giorni in modo generico. Ad oggi mancano elementi tali da far prendere all'agenzia del farmaco europeo una presa di posizioni netta, i dati non sono ancora convincenti. Gli esperti sono favorevoli a rafforzare le difese immunitarie ai fragili per cui il secondo booster è quasi una necessità. Ma per la fascia ultra 60 c'è ancora molta titubanza. E siccome qualche Stato europeo è già partito per il secondo booster per gli ultra 70enni (Germania) e gli ultra 80enni (Francia), Ema darà libera scelta ad ogni paese: un vaccino per gli over 60 sarà solo un'opzione. Quindi non ci saranno raccomandazioni per incentivare altre somministrazioni. Anche in Italia molti esperti sostengono la necessità di un rinvio della quarta dose e criticano la scelta degli Usa di destinarla agli over 50. «Per ora non penso sia il caso di utilizzare il secondo richiamo su tutti gli over 50, mentre andrebbe valutata la possibilità di vaccinare gli anziani», dice Antonella Viola, immunologa dell'università di Padova. Maria Rita Gismondo, microbiologa del Sacco di Milano è più categorica: «Una quarta dose oggi è positiva solo per le aziende farmaceutiche».
Anche Matteo Bassetti, taglia corto: «La quarta dose di vaccino oggi, io che ho 50 anni, coi dati che abbiamo non me la farei», e il microbiologo del San Raffaele, Massimo Clementi, aggiunge che «la decisione andrebbe rinviata al prossimo autunno». Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia aggiunge che «fare una quarta dose con un vaccino vecchio di due anni e mirato ad un ceppo che non esiste più è un assurdo teorico».
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