Sicilia, Angelino salta il fosso Firma l'intesa con la sinistra

Alfano si lega al Pd sull'Isola in vista delle Politiche: in cambio l'abbassamento delle soglie di sbarramento

Sicilia, Angelino salta il fosso Firma l'intesa con la sinistra

Guarda a volte la coincidenza. Nelle ore in cui Miami è deserta per l'abbattersi di Irma, con conseguente esodo di massa, neppure la Sicilia viene risparmiata dal suo uragano. L'hanno chiamato Angelino.

D'accordo, man mano che arriva si depotenzia, ma il fuggi-fuggi è generale. Ap si desertifica, riducendosi all'osso. Anche se per «osso» stavolta conviene pensare piuttosto alla «polpa»: quella del luogotenente siciliano Giuseppe Castiglione, sottosegretario e coordinatore regionale, nonché politico coinvolto nello scandalo del Cara di Mineo, che secondo i Pm era stato trasformato in una vera e propria «macchina elettorale a beneficio degli alfaniani». Fandonie? Chissà.

Tanto tuonò che piovve, quindi. Eppure non è il ciclone che si paventava, l'arrivo ufficiale di Alfano nella gioiosa macchina di Renzi. Che si tratti di «patto contronatura» (copyright Enrico Costa) o di «matrimonio incestuoso» (il leghista Giorgetti), sarà questo lo schema felice da esportare alle Politiche. Tranne l'ormai lobotorenzizzato Alfano - passato, in una sola maledetta estate dal considerarlo «leader morto» al ripeterne le frasi meno brillanti o più fasulle - quello delle Regionali di novembre sarà il test nazionale per eccellenza: «Il voto siciliano predispone il voto nazionale, e non può che essere così nella seconda più popolosa regione italiana a pochi mesi di distanza dalla consultazione», spiegava ieri uno dei primi a fuggir via dall'uragano Angelino, Maurizio Sacconi (ormai saldamente legato a Parisi in Energie per l'Italia). Nessuno ha dubbi, tranne il segretario del Pd e quello di Ap, che ieri ne ribadiva il ridimensionamento locale sulla base di una giustificazione davvero risibile: «L'Italicum non prevede alleanze nazionali». Segno di debolezza della coppietta perdente, ma anche della «polpa» raggiunta da Alfano nel suo patto con il Pd. Lo chiariva (forse anche ad Alfano) un mirabile tweet del deputato Arturo Scotto: «Alfano sigilla intesa con Pd. Oggi in Sicilia, domani in Italia. Una scelta dettata da valori non negoziabili. Le soglie di sbarramento».

Quando ci sarà il decreto (assai difficile che si vari una legge) per consentire agli italiani di votare, uno dei terreni di «armonizzazione» tra i due sistemi elettorali previsti per Camera e Senato sarà appunto la soglia con la quale i «cespugli» entreranno in Parlamento. E Alfano ora pensa di avere la sua bella polizza-vita. Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco, diceva però il saggio. E se i «portatori d'acqua», funzione qui tradizionalmente assolta grazie agli scecchi (asini), recalcitreranno o non riusciranno a dare i voti che s'attende padrone Turiddu Renzi, il giochino del bastone e della carota potrebbe finire male (col primo e non con la seconda). Nel frattempo, Alfano si contenta d'aver pagato la sua cambiale a Castiglione, imponendo il ticket elettorale Micari-La Via: quest'ultimo, fidatissimo eurodeputato vicino a Castiglione (al punto che il suo nome ricorse durante lo scandalo del Cara, perché un suo appartamento a Catania era sede di una delle imprese coinvolte).

Così, mentre l'ala lombarda di Ap medita tempi e modi dell'uscita da un partito irriconoscibile (Formigoni e Albertini l'hanno detto mille volte, Lupi invece ancora tace e si tormenta), Alfano ripete a memoria tutti i temi cari a Renzi: Mdp gioca a perdere, grillini inaffidabili, Salvini gran nemico: «Non consegneremo la Sicilia a lui, che era quello che voleva gli autobus separati per i siciliani».

Al leader leghista che minacciava querela per calunnia e diffamazione, l'ufficio stampa alfaniano rispondeva: «Perfetto, ci vedremo in tribunale. Ci sarà da divertirsi». Per il momento, a sghignazzare pare che siano gli altri.

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