Perché mai questa Carramba che sorpresa? Come il gesto suo di tirare su il capo, e così muovendo il casco di lisci e pettinati capelli, biondi e lucidi come il grano. Uguale a se stessa, sempre, da sempre. Perché, dunque, uscire di scena, improvvisamente, in punta di piedi come sapeva danzare mostrando il suo essere donna però mai volgare? Anche se l'ombelico era diventato il centro del mondo di mille e più mille uomini, acchiappati dalla Raffa nazionale, presente dovunque, anche a quell'ora imprevista e fuori registro, dico mezzogiorno e giù di lì con quel vaso di tot fagioli il cui numero rappresentava un quiz tormentone ma, al tempo stesso, l'occasione per inquadrare e sbirciare il sorriso aperto, vero della gente dell'Emilia che è fetta di terra differente dalla Romagna, qui al viandante viene offerto il vino, più in su si limitano a un bicchiere d'acqua.
È stata diva pur non essendolo nel tono e nel significato con il quale il sostantivo è confezionato dal mondo dello spettacolo. Confezionato è il verbo ideale per Lei che indossava il lamé a prescindere, pure a colazione, luccicante come era la sua postura e il tuca tuca con Alberto Sordi ne fu la consacrazione. Era di famiglia anonima, suo padre gestore di un bar a Bellaria e la madre, Dellutri Angela Iris veniva dalla Sicilia, sole e mare ma pure silenzi acidi, il cognome Carrà nulla ha avuto a che fare con Carlo, pittore illustre, ma fu un'idea che venne al regista Dante Guardamagna che le suggerì di concedere soltanto all'anagrafe e ai contratti l'onomastica Raffaella Maria Roberta Pelloni e di puntare su qualcosa che fosse più immediato e artistico. Quando i genitori si separarono, uno scandalo per l'epoca, Raffaella traslocò i suoi giocattoli nella gelateria della nonna Andreina. E qui, narrano i carràlogi, già ballava e cantava pure, al punto che a otto anni si ritrova a Roma nell'accademia nazionale di danza, sotto la docenza di Jia Ruskaja. Qualcuno giura di avere intuito le sue doti, Raffaella provava anche a esibire la voce ma la pronuncia dava segni di fragilità e però a nove anni è già segnalata, nella parte di Graziella, figlia all'insaputa del lestofante Piero, sul set di Tormento del Passato diretto da Mario Bonnard, con attori e attrici di spessore, Luigi Pavese, Carla Del Poggio, Riccardo Garrone.
Non si può nemmeno dire che sia stato l'inizio di una carriera colossale, compreso Hollywood dove intuì che l'aria fosse completamente diversa da quella nostrana. Abbandonata la Pelloni, la Raffaella Carrà capì di avere tutto per fare inginocchiare uomini di ogni tipo, fra questi si raccontò anche di Frank Sinatra che la ornava di collane come una madonna e forse per questo lei preferì tornarsene a casa, dove sarebbe diventata icona, di una sensualità gioiosa, fresca e comunque moderna, senza mai cadere e scadere nello sconcio, dotata di una energia vitale, immediata, esplosiva in una risata larga, anche quella poi iconica nelle mille imitazioni che le sono state cucite addosso come gli abiti che altre dive, queste sì, da Madonna a Lady Gaga hanno esibito con un copia e incolla non sfuggito a costumisti e madri e mogli, fidanzate e amanti di noi italiani. Raffaella è stata la Ferrari della televisione, vettura da Formula 1, sempre in pole position, ospite puntuale, desiderata, attesa, di tutti i sabato sera, anche bersaglio del giullare Benigni, c'era Mina e c'era Corrado, c'era Topo Gigio e Panelli e la Valori e Noschese, Chiambretti e Mike Bongiorno, ma c'era la Raffa, tanto bastava per riempire il teleschermo e, assieme, i sogni.
La guapissima Carrà prese a occupare anche le giornate delle famiglie spagnole, En casa con Raffaella fu un successo che la portò a ricevere anche un contratto per tre programmi legati all'Eurovision Song Concert con il titolo di Salvemos Eurovisión. Ha conciliato la sua voglia di vivere con amori veri e forti, Boncompagni, Japino ma perché non ricordare Gino Stacchini, ala sinistra della Juventus, una relazione durata otto anni e mai cancellata nei ricordi? La sua bellezza non è stata mai grande eppure La grande bellezza di Sorrentino si apre proprio con la sua voce e quel Far l'amore rivisto da Bob Sinclair ci aveva restituito fantasie erotiche, mai in verità dimenticate.
Gli anni ultimi erano trascorsi nelle mezze luci, i primi segnali di un male ambiguo le avevano fatto comprendere come il tempo stesse correndo veloce, più veloce dei suoi balli, del vento che passava sui suoi capelli mai però spettinandola, perché Maria Roberta Pelloni, in fondo, era rimasta la bambina della gelateria di nonna Andreina e, assieme, la guapa che ha cantato Rumore, «non mi sento sicura, sicura, sicura mai, io stasera vorrei tornare indietro con il tempo». Luci spente.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.