Il sindaco: "Accogliete in casa vostra i profughi"

Mancava solo questo classico per completare la "Leghizzazione" del vocabolario politico Capalbiese

Il sindaco: "Accogliete in casa vostra i profughi"

Roma - «Accoglieteli a casa vostra». Mancava solo questo classico per completare la «Leghizzazione» del vocabolario politico Capalbiese. Ed è arrivato. La «Piccola Atene» radical replica alla richiesta di accogliere 50 migranti in una struttura individuata dalla Prefettura, con un bando che invita i cittadini a mettere a disposizione spazi per un'accoglienza diffusa. Un modo per uscire dall'angolo, dopo le accuse di egoismo piovute sul centro balneare maremmano simbolo della sinistra chic. Ma anche uno stratagemma per realizzare l'intento che si leggeva tra le righe della polemica lanciata dal sindaco Pd Luigi Bellumori fin dal primo giorno: allontanare dal centro storico i profughi e inserirsi nella gestione della partita, con relativo ritorno economico. Un escamotage talmente prevedibile che l'aveva stigmatizzato già ieri Roberto Saviano con un commento molto critico verso la rivolta dei Vip di Capalbio pubblicato sulle pagine di Repubblica.

Nel frattempo continuano ad arrivare critiche dal fronte progressista alla posizione incarnata da Bellumori e appelli a «dire qualcosa di sinistra». Ma ai due ricorsi al Tar si affianca anche un documento con 400 firme di capalbiesi per opporsi all'arrivo dei 50 rifugiati. In parallelo continua anche il tentativo di annegare la polemica nei distinguo, per dimostrare che il caso di Capalbio non può essere confuso con le «volgari» proteste esplose in tanti altri paesi con minor blasone e nelle periferie di grandi città. Ci prova anche Nicola Caracciolo, presidente di Italia Nostra, che sul Fatto Quotidiano enumera le differenze: Capalbio è un piccolo centro, si rischia di creare un ghetto.

Ma la via scelta per Capalbio è quella prevalente in Italia. I «centri di accoglienza straordinaria», quelli improvvisati, sono oltre 3.000 e ospitano il 70% dei profughi. Capalbio non è altro che lo specchio di tutte le contraddizioni del modello italiano di accoglienza.

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