Il sindaco di provincia che sbanca sui social. "I segreti per competere con Meloni e Salvini"

Marco Ballarini terzo nella graduatoria dei politici più seguiti: "Uso concetti brevi, video e meme"

Il sindaco di provincia che sbanca sui social. "I segreti per competere con Meloni e Salvini"
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«Tutti dicono che i giovani non si avvicinano alla politica, ma la politica non fa nulla per avvicinarsi ai giovani». Da Bagigalupo, Ballarin, Maroso a Meloni, Salvini, Ballarini il meme è breve. Nel suo ufficio al municipio di Corbetta, provincia dell'Alto Milanese di fianco a Magenta, Marco Ballarini ci aspetta, tra un briefing coi suoi e l'assemblea di una partecipata. Simpatico, elegante con un tocco casual, un capello brizzolato che tradisce il traguardo dei 50 anni tra meno di un annetto. È lui il terzo politico italiano, dopo il premier e il leader della Lega, per visualizzazioni sui social. Qualcosa come 22,4 milioni solo nel mese di giugno, un traguardo certificato dalla classifica di Prima Comunicazione con cui si è fatto ritrarre, più di 3 milioni di interazioni, festeggiate sotto il gonfalone del Comune e la scritta Bro assurdo siamo ancora nella top 3 grazie a voi. Passami 3 milion beers. La sua ricetta? «Un po' di video e qualche meme per stare più vicini ai giovani. Il 60% dei miei follower ha meno di 24 anni». Ma anche tanta politica, «spiegata subito in un concetto nei primi dieci, quindici secondi, in tutto ci metto un minuto e dieci secondi al massimo...» su Tik Tok, la piattaforma cinese a cui Europa e Usa fanno la guerra «ma anche il social più seguito dai ragazzi».

La sua passione era iniziata qualche anno fa, quando era assessore. I video su Facebook, i primi follower su Instagram. «Poi è arrivata la pandemia, facevo le dirette in cui spiegavo i Dpcm». Si definisce un civico di area centrodestra, rieletto con il 61% al primo turno contro sinistra e destra, lui cresciuto nel Popolo della Libertà e oggi battitore libero. «C'è la necessità di spiegare contenuti in un tempo ragionevolmente breve», e lui ci riesce. Lo si vede dai commenti dei suoi bro, la metà arriva da Roma e Milano. «I miei video vengono visti mediamente per 14 secondi che è molto poco in senso assoluto, ma intanto rispetto a Tik Tok», dove se non sei bravo l'attenzione dura un secondo o poco più poi «si scrolla con l'indice dal basso verso l'alto». Se cambia la piattaforma cambia anche la tipologia di video, «quello su Tik Tok non è lo stesso che metto su Instagram o su Facebook. Qualche volta sì, ma il formato va cambiato, perché altrimenti non gira, come si dice tecnicamente, perché sono algoritmi diversi».

Quelli che hanno successo sono i più pop, tipo lui che gioca a Brawl Stars in Piazza Duomo a Milano per potenziare i suoi mostriciattoli spara tutto («Spike al 35 non si rankerà da solo») o quando si è fatto fotografare con la mamma per la Giornata mondiale del Bacio, («ha il potere di dire tanto senza bisogno di parole») ma sono seguitissimi anche quelli più personali, contro il fango giudiziario a orologeria sparatogli addosso quattro anni fa e recentemente dissolto da due pronunciamenti dei giudici: «Ragazzi aspettate sempre prima di giudicare gli altri #dontjudge».

«È un lavoro, di video ne faccio quattro, cinque al giorno. Gli argomenti? I più disparati. Contro i maltrattamenti agli animali, per la sicurezza stradale «contro certe pericolose challenge (sfida, ndr) in bicicletta, visto da un milione di persone» o su temi complessi come «autonomia differenziata presidenzialismo, Europee, Regionali ed elezioni francesi, guerra in Ucraina, perché è importante votare». Quando fa le dirette si collegano in sei, settecento persone contemporaneamente, «poi arrivo a 8-10mila spettatori, anche 20mila. Spiego le cose ma senza entrare nel merito, i miei si dividono in pro e contro, finalmente qualcuno che ci spiega le cose come stanno, mi scrivono, poi è chiaro che io dico la mia. Mi chiedono spesso cosa ne penso».

L'obiettivo rispetto ai suoi e-lettori è «togliere quel trattino» e riportare le persone nelle piazze (virtuali e no) e alle urne, con maggiore consapevolezza della posta in gioco. Lo chiamano spesso nei Comuni limitrofi, l'altro giorno ha presentato un lavoro sulla Costituzione che hanno fatto i ragazzi delle medie di un altro paese. A chi lo rimprovera di sottovalutare il suo lavoro da sindaco lui replica snocciolando l'ultimo successo («Siamo la capitale europea dell'Inclusione, è la prima volta per l'Italia, abbiamo battuto Torino e Varsavia...

») e lanciando la sfida alle nuove generazioni di amministratori «per provare a riavvicinare la gente al voto», offrendosi come fosse una sorta di mentore («Ho già fatto una lezione alla Cattolica dopo il Covid») per comprendere le sensibilità e le esigenze dei ragazzi. «Fra tre anni il 90% di questi voterà, lo farà consapevolmente, ha una partecipazione attiva». Eccolo, il segreto contro l'astensionismo. Spiegato rigorosamente in 13 secondi.

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