La sinistra che non voleva Expo ora si intesta il «grande successo»

Solo in extremis mezzo governo arriva a Milano per salire sul carro della manifestazione. Assente Letizia Moratti che l'aveva conquistata

La sinistra che non voleva Expo ora si intesta il «grande successo»

MilanoLo spettacolo di un intero governo che a tempo quasi scaduto salta in groppa all'Expo, quando era proprio la sinistra a opporsi gridando alla solita colata di cemento mentre l'allora sindaco Letizia Moratti e Roberto Formigoni giravano il mondo per far vincere Milano. Ma adesso l'onda lunga del renzismo triumphans (almeno per ora) arriva e trasforma in una Leopolda padana anche «L'Expo delle idee», l'evento che a 82 giorni dall'inaugurazione è già un'apertura dei cancelli. Il contenitore è l'Hangar Bicocca dove una volta, ricorda Marco Tronchetti Provera, «si costruivano le turbine della Breda con 35mila operai e oggi qui intorno studiano 25mila universitari». Maestosi gli splendidi Sette palazzi celesti di Anselm Kiefer e lì sotto sembrano formichine i quarantadue tavoli tematici dove cinquecento esperti discutono di alimentazione e sviluppo sostenibile. Tavoli o meglio tavolini in legno chiaro con al centro le bottiglie dell'acqua partner Expo, per riempire i primi fogli bianchi di quella Carta Milano che sarà «l'eredità immateriale» da consegnare al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. Tanta gente, anche se a farsi notare sono le assenze della Moratti, una senza la quale nessuno oggi sarebbe qui a parlare di Expo e dell'arcivescovo di Milano Angelo Scola. Per il resto ci sono proprio tutti. Anche Papa Francesco che si materializza con un videomessaggio e il ministro Maria Elena Boschi accolta ormai come una madonna laica.

Renzi arriva dopo una visita alla Pirelli e aver schivato i no-global che per l'occasione vestono i panni di no-Expo, ma sono tenuti a distanza dalle forze dell'ordine. Sale sul palco e non perde l'occasione per aprire la valigetta con il suo classico campionario di promesse. «Se l'Italia fa il suo mestiere, in tutto il mondo non ce n'è per nessuno». Perché noi «non siamo un catering, né una fiera». E «non solo l'Expo sarà un successo, ma l'Italia si rimetterà in moto». Parole dure, invece, per i sindacalisti della Scala che vogliono impedire la Turandot d'inaugurazione il Primo maggio, festa del lavoro. Sono appena otto orchestrali su 120, ma si sa come funziona l'Italia quando di mezzo ci sono i sindacati. «Siamo pronti a tutto - dice Renzi a muso duro - anche a misure normative per far sì che non iniziamo con una figuraccia internazionale che sarebbe incomprensibile per chiunque».

Istituzionali i toni nel messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «L'aumento delle diseguaglianze tra Paesi ricchi e popolazioni povere, rende indispensabile l'adozione di un nuovo modello di sviluppo (...) nel rispetto dei fondamentali valori riconosciuti e sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo». Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ricorda i 76 chili di cibo buttati a persona ogni anno e lancia un patto di food policy tra le metropoli contro gli sprechi e per una sana alimentazione dove si muore di troppo cibo.

Contraddizioni, ha detto Paolo Barilla, il vice presidente della Fondazione Barilla, che «non sono state al centro delle agende dei capi di Stato, con Expo abbiamo una grande occasione per affrontarle». Ormai convinto di farcela il commissario Expo Giuseppe Sala. «E se qualcuno vorrà - dice mentre arriva il presidente del Coni Giovanni Malagò - potrei dare qualche consiglio per un'Olimpiade a Roma nel 2024».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica