La sinistra chiama l'Europa: strigliata all'Italia sull'aborto

Campagna montata ad arte, interviene la Ue. Accuse a "Porta a Porta": solo uomini a parlare di 194. La replica: donne invitate, ma indisponibili

La sinistra chiama l'Europa: strigliata all'Italia sull'aborto
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Scontri e polemiche sulla 194. Non si placa l'incendio politico sul governo Meloni, innescato dall'emendamento di Fdi al Dl Pnrr alla Camera - su cui poi si è spaccata la Lega - che punta a coinvolgere nei consultori le associazioni pro vita. Arriva anche l'intervento della Commissione europea a bacchettare Roma, come nello stile di Bruxelles, attraverso una portavoce dell'esecutivo Von der Leyen: «Il decreto Pnrr contiene misure che riguardano la struttura di governance del Pnrr, ma ci sono altri aspetti che non sono coperti e non hanno alcun legame con il Pnrr, come ad esempio la legge sull'aborto».

Quanto basta all'opposizione per attaccare. La capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga scrive: «Pnrr e aborto non hanno nulla a che fare e ora ci rimprovera anche l'Europa. È stata una forzatura ideologica e preoccupante che ci riporta indietro nel tempo e nelle conquiste. Non serve a nulla avere una premier donna se non difende i diritti di tutte le altre donne».

Non bastano a spegnere le polemiche le parole del leader della Lega Matteo Salvini: «L'ultima parola spetta sempre alle donne». E Riccardo Magi, segretario di Più Europa: «L'uso che sta facendo il governo di queste risorse è totalmente politico. Un'offesa alle donne».

Il leader del M5s Giuseppe Conte invita a non riaprire «conflitti ideologici del tutto inutili». Il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti respinge la narrazione di queste ore: «Con buona pace di chi non ha letto l'emendamento, o di chi lo interpreta a proprio, fazioso, uso e consumo, la norma introdotta non prevede alcun finanziamento alle associazioni Prolife. I volontari potranno operare nei consultori, come già previsto dalla 194, gratuitamente. La norma che altro non è che l'applicazione della legge 194».

Spaccature interne anche alla Rai, dopo la puntata di «Porta a Porta» sul tema con sette uomini ospiti in studio e nessuna donna. Tanto che Bruno Vespa riceve il richiamo della presidente Marinella Soldi. Che, a quanto si apprende, ha scritto a Vespa richiamando al ruolo del servizio pubblico su un tema così sensibile «che chiama in causa direttamente il corpo delle donne». Vespa ha risposto a stretto giro: «Non può essere insensibile alle presenze femminili chi da direttore del Tg1 affidò a tre donne la conduzione delle 13.30. Al di là della circostanza specifica che credo di aver ampiamente chiarito, ho ricordato che la reputazione di Porta a Porta nasce dall'ospitare politici molto rappresentativi. Ebbene ci sono soltanto 5 donne (Pd e M5S) su 18 presidenti, vicepresidenti e presidenti dei gruppi parlamentari dei primi cinque partiti. In ogni caso faremo il possibile per garantire alle donne il ruolo che meritano».

Poco prima lo stesso programma aveva diffuso una nota per spiegare che «gli inviti per la trasmissione sono stati fatti nei giorni precedenti al manifestarsi

della polemica. Avevamo invitato tre donne parlamentari del Pd indisponibili, e una direttrice di giornale, anch'essa indisponibile. In ogni caso l'aborto è stato solo uno degli otto temi trattati nella trasmissione di ieri».

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