La sinistra degli scafisti agevola gli sbarchi per lucrare sui migranti

In un messaggio il boss delle Coop rosse Buzzi augurava "un 2013 pieno di clandestini". La sinistra predicava accoglienza e la cupola incassava

La sinistra degli scafisti agevola gli sbarchi per lucrare sui migranti

Uno esulta per il terremoto, l'altro si augura un'invasione di profughi. Il primo, Francesco Maria De Vito Piscicelli, fece inorridire il Paese perché, intercettato, esultava per il sisma che colpì l'Abruzzo nel 2009; l'imprenditore edile si leccava i baffi sulla pelle dei terremotati: «Io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro il letto», rispose al cognato che diceva «non è che c'è un terremoto al giorno...». Il secondo, Salvatore Buzzi, fondatore della cooperativa 29 giugno e presunto ras dell'inchiesta «Mafia Capitale», fa più o meno lo stesso: via sms sogna una valanga di immigrati. «Speriamo che il 2013 sia un anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l'erba da tagliare e magari con qualche bufera di neve: evviva la cooperazione sociale». Entrambi campano sulle disgrazie altrui; entrambi lucrano sui drammi della gente; entrambi pensano al loro conto in banca; entrambi si attaccano alla mammella del denaro pubblico.

Appalti milionari, secondo l'accusa opportunamente oliati dall'uomo forte della coop, che non ha mai fatto mistero di diventar ricco sulle tragedie umane: «Tu c'hai idea de quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico de droga rende meno...», diceva a una sua collaboratrice. E lui, Buzzi, che macinava business con la raccolta dei rifiuti, coi campi nomadi e la manutenzione delle aiuole, esultava se c'erano più rifiuti, più nomadi, più sporcizia. L'emergenza che ti fa ricco, insomma; il dramma che diventa macchina da soldi (pubblici). Come Piscicelli. Nel caso di Buzzi, però, c'è un'aggravante. L'imprenditore edile che si sbellicava durante il sisma pensando ai suoi affari nulla poteva fare per provocare il terremoto; il presunto boss della coop, invece, avrebbe potuto agire sull'emergenza: prima e non dopo. Tutto sulla pelle dei profughi, cavalcando il buonismo del partito, il Pd, a cui Buzzi era iscritto e alle cui cene partecipava per fare affari. Sempre via sms confidava: «Noi quest'anno abbiamo chiuso... Con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi... Gli utili li abbiamo fatti sugli zingari, sull'emergenza alloggiativa e sugli immigrati. Tutti gli altri settori finiscono a zero». Buzzi, alla testa del consorzio Eriches di cui fa parte la Cooperativa sociale 29 giugno , entra nel progetto Emergenza Nord Africa. Che vuol dire un fiume di denaro pubblico messo a disposizione per accogliere persone in fuga dalla guerra in Libia e dalle rivolte della Primavera Araba. Più profughi, uguale più soldi nelle tasche di Buzzi. Nel 2013 la Eriches ha chiuso il proprio bilancio con attivo di 3 milioni netti. Buzzi esultava: «Abbiamo vinto il bando promosso da Roma Capitale per 491 immigrati facenti parte dello Sprar, una commessa significativa che ci consentirà di stabilizzarci nel settore».

E lo stesso Buzzi influiva sulla scala Mercalli della tragedia-immigrazione per lucrare di più e meglio. In fondo è la politica che decide quando ma soprattutto quanti profughi possono essere accolti in ogni città. E Roma, guarda caso, era in testa alla classifica dell'accoglienza. Federico Rocca, romano e responsabile enti locali di Fratelli d'Italia, ha dichiarato al Giornale : «Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha moltissime responsabilità: il Viminale voleva assegnare 250 rifugiati ai Comuni con più di 2 milioni di abitanti. Roma ha invece dato la disponibilità per 2581 posti, più altri 516».

Intercettato, Luca Odevaine, uomo della cricca, ammetteva: «I posti Sprar che si destinano ai Comuni in giro per l'Italia fanno riferimento a una tabella: tanti abitanti tanti posti Sprar... Per quella norma a Roma toccherebbero 250 posti... Che è un assurdo... Pochissimo per Roma, no?... Allora un mio intervento al ministero, all'immigrazione ha fatto in modo che lo Sprar a Roma fosse portato a 2.500.

Per cui si sono presentati posti per 2.500 posti». Le fredde cifre: dal 2014 al 2016 lo Stato spenderà 35.732.207 euro l'anno; Roma 7.234.694, gli altri li metterà il Viminale. Comunque sempre soldi pubblici. Nelle tasche di Buzzi & C.

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