La sinistra italiana esalta Lula. Ma "dimentica" le sue posizioni sull'Ucraina

La sinistra che esalta Lula censurerebbe chiunque osasse esprimere le sue posizioni sull'Ucraina sul fronte interno. E presto potrebbe ricevere un brusco risveglio

La sinistra italiana esalta Lula. Ma "dimentica" le sue posizioni sull'Ucraina

Lula è stato subito trasformato, dopo la vittoria presidenziale contro Jair Bolsonaro, nella nuova icona della sinistra italiana nella sua interezza. Da Carlo Calenda, leader di Azione, al sindaco di Pesaro del Partito democratico Matteo Ricci moltissimi esponenti del campo progressista hanno indicato nel modello Lula l'esempio da seguire per la riscossa politica. Ricci su Twitter ha addirittura scritto di ritenere il successo di Lula un segno del fatto che "la destra si può battere", come identificando Bolsonaro con Giorgia Meloni e il centrodestra.

Confrontare Italia e Brasile è a dir poco fuorviante. E lo è, a maggior ragione, pensando al fatto che il centrosinistra italiano ha, a ranghi pressoché compatti, sempre criticato chi, a partire da Silvio Berlusconi, esprimesse posizioni di politica estera anche solo lontanamente vicine a quelle espresse da Lula ultimamente. E il caso dell'Ucraina lo testimonia.

Partito democratico, Azione e Italia viva oggi esaltano Lula. Ma sull'Ucraina hanno più volte dichiarato tramite loro esponenti di considerare errate, se non addirittura putiniane, le posizioni del presidente eletto del Brasile. "La guerra non è la soluzione. Se non provi a evitarla non risolvi le cose. Devi insistere, insistere, insistere", ha dichiarato Lula a maggio in un'intervista a Time in cui ha addirittura sottolineato che a suo avviso Volodymyr Zelensky "voleva la guerra. Se non avesse voluto la guerra, avrebbe negoziato un po' di più. Questo è tutto. Ho criticato Putin quando ero a Città del Messico [a marzo], dicendo che era un errore invadere. Ma non credo che nessuno stia cercando di contribuire a creare la pace. Le persone stanno stimolando l'odio contro Putin. Questo non risolverà le cose!", ha sottolineato, perorando la necessità di "raggiungere un accordo".

E per Lula Joe Biden "avrebbe potuto evitare [la guerra], non incitarla. Avrebbe potuto parlare di più, partecipare di più. Biden avrebbe potuto prendere un aereo per Mosca per parlare con Putin. Questo è il tipo di atteggiamento che ti aspetti da un leader". Parole che ricordano molto quelle di Silvio Berlusconi sull'assenza di leader in Occidente e sulla "carenza" di figure come Biden di fronte all'aggressione russa. Lula interpreta la linea pragmatica di un Paese che ha tutto da perdere dal caos commerciale, politico e economico creato dalla guerra e vuole comunque tenere relazioni sistemiche con la Russia sia nel quadro del Brics che in forum come il G20.

Una posizione coerente con la storia di Lula, che da presidente fu amico di Hugo Chavez così come di Vladimir Putin, Silvio Berlusconi e George W. Bush. Un leader che - comunque la si pensi di lui - ha, salvo alcuni scivoloni ideologici minoritari come il caso Battisti, sempre messo il pragmatismo davanti ai sentimentalismi. E che tale vuole tornare ad essere. Sull'Ucraina, dunque, la sua posizione è molto distante da un centrosinistra che in Italia rappresenta, a tutti gli effetti, le posizioni più oltranziste sull'Ucraina. Calenda e Matteo Renzi hanno definito "una buona notizia" la vittoria di Lula, che si prevede essere tra i leader più attivi in futuro per la pace, ma hanno al contempo demonizzato tutte le manifestazioni per la pace del prossimo 5 novembre. Lula nel suo discorso post-vittoria ha ringraziato una figura cardine dell'America Latina contemporanea come Papa Francesco, e non è un caso: il pontefice è oggi la figura maggiormente attiva nel dialogare per creare una strategia di pace e potrà avere nel nuovo leader di Brasilia un sostegno. In Italia, oggi, sarebbe bollato per le sue idee come "rossobruno", "putiniano", "complice dell'aggressore" o criticato aspramente dai progressisti come successo a Berlusconi per gli audio decontestualizzati delle scorse settimane. La posizione di Francesco è, del resto, anche quella di un altro storico idolo progressista, Emmanuel Macron, ben più moderato della sua fanbase italiana nell'approccio alla guerra.

Del resto Lula è stato il presidente del welfare che è elogiato oggi dalla sinistra appiattita su tagli alla spesa pubblica e riduzione di pensioni e Stato sociale; è il presidente del pragmatismo figlio del mondo del lavoro oggi portato sulle spalle dai progressisti delle Ztl; la dimenticanza delle sue posizioni sull'Ucraina è il minimo che si potesse aspettare.

Per la sinistra e i progressisti italiani Lula è un santino, non un politico con posizioni su cui confrontarsi. L'ennesimo idolo straniero di cui elogiare la vittoria sperando sia da riscossa per rivincite nazionali. Il Lula tornato presidente potrà, come successo molto spesso in passato, dare un brusco risveglio.

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