La sinistra vuol punire chi convince i bambini a non diventare gay

Tra i promotori la Cirinnà e Lo Giudice (Pd) Nel mirino psicologi, educatori e pedagogisti

La sinistra vuol punire chi convince i bambini a non diventare gay

Roma Carcere fino a due anni. Multe fino a 50.000 euro. Sospensione per cinque anni dall'ordine professionale e confisca delle attrezzature. Pesantissime le pene previste per «chiunque faccia uso su soggetti minorenni di pratiche rivolte alla conversione dell'orientamento sessuale» ovvero psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, consulenti, assistenti sociali, educatori e pedagogisti.

Si avventura in un terreno complesso con la pesantezza di un carro armato il disegno di legge depositato a Palazzo Madama da un gruppo di senatori del Pd, primo firmatario Sergio Lo Giudice con Monica Cirinnà insieme a Sinistra Italiana e Misto.

L'intento dichiarato da Lo Gudice è quello di evitare anche in Italia casi come quello dell'adolescente transgender dell'Ohio, Leelah Alcorn. Dopo aver rivelato di voler intraprendere un percorso per cambiare sesso ai suoi genitori il ragazzo era stato costretto dalla famiglia, che non accettava la sua scelta, a sottoporsi alla cosiddetta «terapia di conversione». In sostanza una «cura» per l'omosessualità. Ma non sentendosi accettato di fronte al rifiuto della sua famiglia all'età di 17 anni l'adolescente si è suicidato, diventando così un simbolo per tutte le comunità gay. Di buone intenzioni però è lastricata la via dell'inferno e nel ddl «Norme di contrasto alle terapie di conversione dell'orientamento sessuale dei minori» si entra in modo piuttosto brutale nei rapporto esclusivo tra terapeuta e paziente, oltretutto minore, e lo si fa per condannare una pratica, ovvero la terapia di conversione in realtà già bandita da tutto il mondo scientifico e dagli ordini professionali chiamati in questione. Il ddl si compone di tre soli articoli. Nel primo si specifica che per «conversione dell'orientamento sessuale si intende ogni pratica finalizzata a modificare l'orientamento sessuale di un individuo», inclusi i tentativi di «eliminare o ridurre l'attrazione emotiva, affettiva o sessuale verso individui dello stesso sesso, di sesso diverso o di entrambi i sessi». Ma se il minore è attratto da un individuo adulto? Nel ddl non si specifica l'età. Se il proprio figlio dodicenne ha rapporti con un quarantenne che cosa dovrebbero fare i genitori? E se il terapeuta lo invita a frenare rischia la galera? Nella legge si specifica che non saranno sanzionati «gli interventi che favoriscano l'auto­accettazione, il sostegno, l'esplorazione e la comprensione di sé da parte dei pazienti senza cercare di cambiare il loro orientamento sessuale».

Ma chi stabilirà dove sta il limite tra l'intervento ritenuto lecito e quello fuorilegge? Non dovrebbe essere proprio il terapeuta o lo psichiatra a stabilirlo? Ma con la spada di Damocle di una legge punitiva che pende

sulla sua testa non si finirà per impedire qualsiasi tipo di intervento nel timore di ricadere nelle casistiche che prevedono il carcere? Il rischio è di paralizzare l'intero settore delle terapie su bambini e adolescenti.

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