Al Sisi concede la grazia a Zaki. E gli 007 lo riportano in Italia

Il ricercatore oggi a Roma. Meloni ringrazia l'Egitto: "Un gesto importante". Gli amici a Bologna: "Ti aspettiamo"

Al Sisi concede la grazia a Zaki. E gli 007 lo riportano in Italia
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Una storia kafkiana. Patrick Zaki è passato dalla disperazione alla felicità in 24 ore. Dopo l'inaspettata condanna di martedì, ieri è arrivata la grazia del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Martedì sebbene si brancolasse nel buio più nero, dopo la condanna a tre anni, un barlume di speranza si è acceso. «Dove lo portano? Dove lo portano?», aveva urlato la fidanzata mischiando le sue grida a quelle della madre. Sembrava un nuovo ingresso in un tunnel senza fine, e invece ieri è arrivata la luce, la libertà. La premier Giorgia Meloni in un videomessaggio ha così espresso la sua contentezza: «Patrick Zaki sarà in Italia e gli auguro dal profondo del cuore una vita di serenità e di successi. Ha ricevuto la grazia dal presidente egiziano, e voglio ringraziare per questo gesto molto importante il presidente Al Sisi. Fin dal nostro primo incontro lo scorso novembre io non ho mai smesso di porre la questione, ho sempre riscontrato da parte sua attenzione e disponibilità». Ora c'è l'impegno dell'intelligence attraverso l'Aise per organizzare il trasferimento di Zaki in Italia nelle prossime ore. La decisione della grazia è stata presa appena un giorno dopo la condanna dello studente egiziano, iscritto all'Università di Bologna, dove si è laureato con 110 e lode lo scorso 5 luglio. La sentenza della corte speciale - che aveva condannato l'attivista per «diffusione di notizie false» per alcuni articoli scritti sui social in particolare sui cristiani copti - non era appellabile e martedì Zaki era stato arrestato nell'aula stessa del tribunale. Dei 3 anni, avrebbe dovuto scontare ancora 14 mesi. Dopo il verdetto, erano stati diversi gli appelli per la concessione della grazia sia da parte del governo italiano che di quello degli Stati Uniti.

L'odissea del 32enne Patrick è iniziata il 7 febbraio 2020 quando è stato fermato, con formalizzazione dell'arresto il giorno dopo, all'aeroporto del Cairo mentre rientrava in Egitto per una vacanza. Anche se la circostanza è stata smentita dalla procura, le modalità del fermo sarebbero state illegali. Gli avvocati di Zaki denunciarono che agenti dell'Agenzia di sicurezza nazionale, la temuta Nsa, lo tennero bendato e ammanettato per 17 ore durante il suo interrogatorio allo scalo cairota. L'attivista inoltre sarebbe stato anche picchiato sulla pancia e sulla schiena e torturato con scosse elettriche. Patrick era tornato a piede libero nel dicembre di due anni fa. Durante il periodo pre-processuale, tra il febbraio 2020 e il settembre 2021, Patrick aveva subito lo stillicidio di ben 18 udienze in cui furono decisi prolungamenti della sua custodia cautelare passata quasi tutta nel carcere di Tora al Cairo, dopo meno di un mese trascorso nelle celle di due commissariati e di una prigione di Mansura, la sua città natale sul delta del Nilo. Tra le accuse formalizzate al ragazzo c'erano: istigazione alla violenza, alle proteste, al terrorismo e gestione di un account social che avrebbe puntato a minare la sicurezza pubblica. Ma la storia drammatica potrebbe finalmente concludersi presto. Fonti egiziane riferiscono che Zaki «dovrebbe essere rilasciato subito», perché solitamente «tutte le persone che beneficiano della grazia presidenziale vengono rilasciate lo stesso giorno». Al-Sisi ieri ha concesso la grazia anche a Mohamed al-Baqer, l'avvocato di Alaa Abdel Fattah, probabilmente il più noto prigioniero politico egiziano.

Per l'Italia è un successo diplomatico. Anche il capo della Farnesina Antonio Tajani ha espresso subito la sua soddisfazione: «In politica conta il lavoro, contano i fatti, e i fatti ci sono stati, non avevamo dubbi». Mentre su Twitter il ministro della Difesa Guido Crosetto non ha usato giri di parole: «L'Egitto ha graziato Zaki. Non è un atto casuale. È il frutto di lavoro, di rapporti, di serietà, di considerazione, di diplomazia, di senso delle istituzioni, di rispetto. Perché c'è chi passa le giornate a criticare e c'è chi lavora». Poi è arrivata l'esultanza del sindaco di Bologna Matteo Lepore: «È una grande gioia per Bologna, spero significhi abbracciarlo presto e riaverlo in città».

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, invece ha così commentato la grazia concessa a Patrick. «Se martedì era un giorno catastrofico oggi è un giorno di felicità. Questa piazza che si sta riempiendo al Pantheon, se un'ora fa era preoccupata, ora è una piazza felice».

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