Ieri mattina nelle Marche la sveglia delle 7 è arrivata con una scossa di magnitudo 5.7 che si è sentita lungo tutta costa adriatica, fino in Veneto. Dopo due minuti la terra ha tremato ancora con una magnitudo di 5.5. E fino alle 13 si sono succedute 70 scosse, per la maggior parte di magnitudo inferiore a 3. È la sequenza di scosse più forte nell'area da 100 anni a questa parte. Nessun danno alle persone ma parecchia paura. Anche perchè le Marche non si sono ancora riprese dall'esondazione del 15 settembre, che ha distrutto i paesini più vecchi e ucciso 12 persone. «Ci mancava solo questa ad aggravare la situazione delle popolazioni colpite dall'alluvione» commenta Riccardo Pasqualini, sindaco di Barbara, in provincia di Ancona.
Per precauzione è stata interrotta la circolazione dei treni, ripresa dopo qualche ora dalle scosse, e le scuole resteranno chiuse anche oggi. Rinviate le udienze ad Ancona per alcune travi crollate in tribunale. Sono in corso le verifiche per valutare i danni alle case.
Il vero problema sta proprio qui: l'unica a muoversi è la terra, molto più della burocrazia. L'ultima mappa per stabilire se un edificio è a rischio crollo o meno risale al 2003 ed è stata aggiornata dopo il terremoto di San Giuliano di Puglia. Vent'anni fa.
Stavolta è andata bene: l'epicentro del terremoto è stato individuato a 30 chilometri dalla costa del pesarese e la potenza delle scosse si è scaricata in mare. Ma, sostengono gli esperti, se fosse stato sulla terra ferma, avrebbe sicuramente provocato grossi danni. Nei prossimi giorni non è escluso che ci siano assestamenti, ma nulla è prevedibile sui terremoti se non «in diretta». Quindi l'unica arma disponibile è quella di mettere in sicurezza paesi e città e spiegare alle persone come comportarsi in caso di allarme. «I sismi ovviamente non sono prevedibili. È stato un terremoto di magnitudo importante, in una realtà dove ci si possono attendere anche terremoti fino a 6.5. Per questo motivo è fondamentale porsi con costanza il tema della prevenzione e della sicurezza dell'edificato. Il territorio sembrerebbe avere retto, anche se sono in corso i controlli - spiega Enrico Gennari, geologo di Pesaro, consigliere nazionale della Società italiana di geologia ambientale - L'Italia, terzo paese più sismico al Mondo, deve intervenire sulla prevenzione. Noi geologi battiamo sempre il tasto sul tema della prevenzione. I terremoti non sono prevedibili ma sappiamo quale possa essere la potenza massima di un evento sismico nelle varie regioni». E le Marche, come tutta l'Italia centrale, sono (o dovrebbero essere) sorvegliate speciali. Si ricordano almeno due terremoti simili nella storia delle Marche: nel 1972 di magnitudo 4.7 e nel 1690 nell'Anconetano di magnitudo 5.7. «Sembra che il terremoto si sia verificato in un arco di tempo piuttosto prolungato - spiega il geologo Enrico Gennari - Questo ha permesso un rilascio di energia distribuito nel tempo: un aspetto sicuramente positivo, perchè non ha portato a un picco eccessivamente forte. Credo sia importante preparare la popolazione alla giusta percezione del rischio, ma senza diffondere panico e terrore».
Ovviamente (ma non sembra così chiaro a tutti) la prevenzione va fatta a priori: la mappatura di tutti i rischi è un processo in continua evoluzione, che presuppone «un adeguamento di tutti gli strumenti di pianificazione che coinvolgono sia i grossi centri urbani che la miriade di piccoli centri disseminati lungo la catena - spiega Daniele Mercuri - in aree ad elevato rischio sismico, senza trascurare la possibilità che in concomitanza di eventi sismici si possono manifestare altre criticità come le frane sismo indotte, liquefazione di sabbie».
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