Soldi alle ong francesi nel giorno del patto Ue

Sì (anche dell'Italia) all'accordo europeo sui migranti ma i giudici d'Oltralpe riaprono i fondi ai pro-invasione

Soldi alle ong francesi nel giorno del patto Ue
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Stavolta c'è il sì definitivo. «Patto immigrazione e asilo» rinnovato, ieri votato a maggioranza a Bruxelles: Italia a favore. Però ogni Paese dell'Ue avrà 2 anni per dargli sostanza e attuazione complessiva. E pur dichiarandosi nelle intenzioni contrari ad alimentare i traffici dei mercanti di morte, la maggior parte degli Stati che sulla carta si dicono oggi solidali col Belpaese (perfino ampliando i poteri di fronte alle emergenze legate ai flussi) poi in casa continuano a finanziare le Ong, organizzazioni che sfidano le autorità italiane, rifiutandosi spesso di ottemperare alle regole invocando il diritto del mare, e finendo così per alimentare le partenze illegali dall'Africa attraverso rotte sempre più pericolose. Quella che dovrebbe dunque essere un'operazione europea per aiutare i governi in carica e futuri a gestire al meglio approdi e domande di asilo, scoraggiando i flussi clandestini e privilegiando accordi con i Paesi d'origine per potenziare i canali di ingresso legali, si scontra con una realtà fatta di pronunciamenti dei giudici, come quello arrivato lunedì dal Consiglio di Stato francese che ribalta lo stop ai fondi alle Ong che operano nel Mediterraneo. Nel dettaglio, il fiume di denaro pubblico che dagli enti locali transalpini ogni anno finisce nelle casse di Sos Mèditerranée (a cui appartiene la nave norvegese Ocean Viking che a gennaio ha violato il decreto Piantedosi per la seconda volta in due mesi, e per questo sottoposta a sequestro per aver deviato il tragitto verso il porto indicato) può proseguire. Anzi deve, perché «svolge un'azione internazionale a carattere umanitario, non di natura politica».

L'accusa che aveva portato al «congelamento» dei 100 mila euro versati nel 2019 dal Comune di Parigi alla Ong era invece pesantissima: d'essere schierata e di «interferire» nella politica estera della Francia e nelle competenze dell'Ue, nonché nelle «controversie di natura politica tra Stati membri». Il ricorso ha ribaltato il pronunciamento d'appello, che andava piuttosto nella direzione del nuovo Patto Ue, e cioè: smettiamola di creare condizioni di attrito tra governi, e riconosciamo che certe Ong, oltre a svolgere azioni in mare, fanno di fatto anche politica. Il tribunale aveva bloccato i fondi donati a Sos Méditerranée, che dalle città incassa milioni: oltre ai 100mila euro da Parigi nel 2019, ci sono i 15mila euro dal Comune di Montpellier nel 2020, i 20mila dal dipartimento dell'Hérault e da ogni angolo dell'Esagono (ben 166 enti pubblici, e sono solo il 9% delle sovvenzioni). Cifre analoghe, la Ong le ottiene da quelli tedeschi, oltre alle maxi-donazioni da privati.

Così, mentre a Bruxelles ieri andava in scena la «bollinatura» dei 27 per superare gli accordi di Dublino che negli anni hanno penalizzato l'Italia costringendola a ricorrere a vari stratagemmi per affrontare le ondate più massicce di migranti (proprio a fronte di salvataggi multipli delle Ong che accrescevano il rischio caos facendo sbarcare contemporaneamente centinaia di uomini in porti non indicati dallo Stato) le nuove regole Ue fanno già discutere.

Faciliteranno le espulsioni con procedure uniformate di screening e decisioni più rapide; collaborazione, ma con Francia e Germania che restano pro-Ong.

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