Sono volati ieri a Madrid i procuratori milanesi che, con il permesso del giudice spagnolo, hanno finalmente potuto interrogare l'ex capo dell'intelligence militare di Hugo Chávez, Hugo Carvajal detto «Il Pollo», sui metodi illeciti di finanziamento del Movimento 5 Stelle da parte della dittatura venezuelana. Obiettivo verificare l'autenticità del documento pubblicato nel giugno del 2020 dal quotidiano iberico ABC in cui, a firma dello stesso «Pollo» e datato 2010, veniva chiarito che una valigetta diplomatica con all'interno 3,5 milioni di euro arrivata al consolato venezuelano di Milano era stata consegnata al cofondatore del partito grillino, Gianroberto Casaleggio.
Ma obiettivo degli inquirenti italiani in terra spagnola, ieri, è stato anche approfondire le dichiarazioni rilasciate a fine ottobre alla Corte nazionale di Spagna dallo stesso Carvajal in cui confermava quella dazione milionaria di denaro ai 5 Stelle, oltre che verificare che non ve ne siano state altre, negli anni successivi al 2010. Finora Carvajal ha testimoniato due volte davanti al giudice della massima corte iberica, Manuel García Castellón, assicurando che il governo venezuelano finanzia illegalmente movimenti politici e partiti collegati alla dittatura di Caracas in diverse parti del mondo, inviando contanti via valigia diplomatica attraverso le sue delegazioni consolari. Carvajal sta vivendo un momento particolarmente difficile e non solo perché gli Stati Uniti stanno per rispondere alla giustizia iberica, dando tutte le garanzie richieste da Madrid che non lo condanneranno all'ergastolo, pena che non esiste nell'ordinamento spagnolo.
Washington - nello specifico le due procure federali di Miami e di New York - vuole «Il Pollo» perché sulla sua testa pesano pesantissime accuse di narcotraffico internazionale, di concerto con i cartelli della droga e con le Farc colombiane. Una volta ricevuta la garanzia richiesta, Madrid estraderebbe Carvajal in tempi brevissimi (questione di giorni, non settimane) negli Usa e, a quel punto, per lui non rimarrebbe che la carta della collaborazione di giustizia con le autorità statunitensi, per evitare di finire i suoi giorni in carcere dato che rischia una condanna a 40 anni. Ma per Carvajal le cattive notizie arrivano anche dal Venezuela, dove la Direzione generale dell'intelligence militare (Dgim), la stessa che lui stesso comandava una decina di anni fa, ha arrestato due settimane fa la donna che fa da babysitter ai suoi figli in Spagna e un cugino di secondo grado di sua moglie, Angélica Flores. Tata e cugino sono accusati dalla fantasiosa giustizia venezuelana di una cospirazione per compiere non meglio precisati attentati il prossimo 21 novembre, giornata che nel Paese sudamericano sarà elettorale, per quanto possa valere il voto in una dittatura.
Le accuse nei confronti dei due sono palesemente fasulle e sono «lette» da tutti gli osservatori indipendenti come una manovra per fare pressione su Carvajal affinché la smetta di fare dichiarazioni in Spagna,
dove sta vuotando il sacco sulla corruzione transnazionale del regime di Mauro. A detta dei suoi avvocati, Carvajal teme per l'incolumità del resto della sua famiglia in Venezuela, dove continua a risiedere la anziana madre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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