La solita polemica sul nulla

Le bollette impazziscono, le aziende chiudono, la povertà cresce, ma siamo sempre con la testa proiettata al passato, e neppure a quello recente, a quello di un secolo fa, Mussolini, il fascismo e le solite storie

La solita polemica sul nulla

Le bollette impazziscono, le aziende chiudono, la povertà cresce, ma siamo sempre con la testa proiettata al passato, e neppure a quello recente, a quello di un secolo fa, Mussolini, il fascismo e le solite storie.

«Siamo» in realtà «sono», è la sinistra che, non avendo alcunché da proporre riguardo le urgenze appena elencate, apre polemiche sul nulla. Un nulla con la M maiuscola, che non sta per Meloni, ma, appunto, per Mussolini. E per la sua fotografia esposta al ministero dello Sviluppo Economico, in quanto ex responsabile di quel dicastero. Per la verità, egli fu ministro delle Corporazioni, il nome che quel dicastero acquisì dal 1926, e che ovviamente fu chiuso con la caduta del regime fascista. E già il discorso potrebbe chiudersi qui. Ma la polemica, scatenata da Bersani, che con Mussolini ha condiviso, molti anni dopo, quel ministero, non ha senso alcuno, e vediamo perché. La prima ragione, è che solo ora la sinistra si accorge del ritratto del «Puzzone», che però è lì da quando il Mise ha compiuto cento anni, cioè dal 2020 (allora si chiamava ministero dell'Industria).

Il governo che ha allestito l'anniversario però è quello Draghi, di cui non solo il Pd ma anche Articolo 1, il partito di Bersani, facevano parte. Quindi la presenza di M. nulla ha a che vedere con la vittoria recentissima del centrodestra e con il successo di un'altra M, cioè appunto Meloni. La seconda ragione è che questa polemica non fa che contribuire alla confusione sul fascismo, come è stato realmente, come è nato, come si è sviluppato, come è riuscito a durare un ventennio. Cosa avrebbero dovuto fare, gli organizzatori dell'anniversario, eliminare Mussolini? Ma allora avrebbero dovuto cancellare anche i ministri che hanno occupato quel dicastero con Mussolini premier, tra cui Giuseppe Bottai. Ma, per dire che la storia è complessa, il sottosegretario a quel ministero, durante il primo governo Mussolini, fu nientemeno che un futuro presidente della Repubblica: Giovanni Gronchi, in quota Partito popolare. Eliminiamo anche lui? Si sarebbe potuto cominciare l'anniversario dall'instaurazione della Repubblica, certo, ma sarebbe stato anti storico, cioè, falso.

Non si riesce a far intendere alla sinistra, che fa finta di

non cogliere la questione, come il fascismo faccia parte, nel male molto più che nel bene, della storia d'Italia. E che manomettere la storia è tipico dei regimi autoritari e totalitari: tra cui, appunto, quello fascista.

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