Sono gli agricoltori i primi mille vaccinati sul posto di lavoro

In poche ore esaurite tutte le dosi di Pfizer. Ora in Italia oltre 27 milioni di immunizzati

Sono gli agricoltori i primi mille vaccinati sul posto di lavoro

Sono state «bruciate» in poche ore le mille dosi di «Pfizer» messe a disposizione per inaugurare, in anticipo sulla tabella di marcia nazionale, le vaccinazioni sui posti di lavoro. E non poteva essere più appropriata la simbolica location da cui partire: i vigneti e le cantine del vino, principale voce dell'export agroalimentare italiano prima della pandemia.

Nei due hub, organizzati dalla Coldiretti in provincia di Benevento, ieri sono accorsi agricoltori con famiglie a seguito che vivono e lavorano nell'area agricola della valle Telesina. Prima sono stati vaccinati gli ultracinquantenni, poi è stata la volta del over 45. E alle tre del pomeriggio la macchina vaccinale aveva esaurito tutto il carico.

«Siamo molto soddisfatti spiega Nicola De Ieso responsabile Coldiretti c'è stata una grande affluenza e sono arrivati molti lavoratori senza prenotazione che avrebbero voluto farsi vaccinare. Se avessimo avuto duemila dosi le avremmo potute utilizzare tutte». C'era entusiasmo in questa giornata all'insegna dell'ottimismo.

Ognuno ha fatto la sua parte. Organizzatori, medici e infermieri hanno lavorato gratuitamente per favorire una fascia di popolazione che a volte ha difficoltà ad interagire con le autorità sanitarie per le prenotazioni. Non è un caso che si siano presentati nei centri anche anziani non ancora contattati dalle asl per essere immunizzati. La più anziana, una 92enne, se n'è andata contenta dopo essere stata vaccinata senza fare la coda.

Il 20 giugno si replicherà per i richiami. Ma Coldiretti è pronta a fare la sua parte appena il generale Figliuolo darà il via libera per le vaccinazioni in azienda. Ad oggi sono stati «approvati» come punti vaccinali già in possesso di tutti i requisiti richiesti ben 141 sedi Coldiretti e 27 sedi aziendali per coinvolgere 1,5 milioni di dipendenti, agricoltori e addetti alla filiera agroalimentare.

Ma bisogna pazientare ancora un paio di settimane, non si parte prima di giugno. Il generale Figliuolo, che punta all'immunità di gregge a settembre, lo ha detto chiaro: «Quando avrò la programmazione certa dei vaccini in arrivo a giugno, se sarà coerente con le mie stime da 20 milioni di dosi in su» allora si potrà dare «una sorta di via libera parallelo e multiplo su tutte le classi di età e aprire altri hub nelle aziende». Un bacino di oltre 17 milioni di lavoratori che, in parte, sono stati già vaccinati.

La campagna vaccinale nazionale, infatti, procede in modo abbastanza spedito. Ieri è stata superata la quota di 27 milioni di somministrazioni, mentre più di 8 milioni di italiani sono stati immunizzati con due dosi. La macchina organizzativa potrebbe accelerare se arrivassero più dosi. Ma è cautamente ottimista il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri.

«Il peggio è alle nostre spalle. I numeri stanno scendendo sia nei reparti che nelle terapie intensive. Ne stiamo uscendo prima del previsto e questo grazie ai vaccini». La situazione è sotto controllo anche in Europa ma c'è ancora l'incognita giovani: «i contagi potrebbero aumentare ancora».

Insomma, il Covid non ci lascerà molto presto. E si pensa già ai richiami da fare dopo 8 o dieci mesi, forse un anno. Non ci sono certezze e i precursori dei vaccini come Inghilterra o Israele, indicheranno per tutti il percorso da seguire.

Ma il presidente della Commissione per le vaccinazioni della Germania mette in guardia la Ue: «Il virus non ci lascerà più» ha dichiarato «e le vaccinazioni attualmente in corso non saranno le ultime. È probabile che tutti dovranno vaccinarsi di nuovo l'anno prossimo contro il Covid».

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