Non si placano le polemiche sui "terroristi islamici" che ha portato a frizioni tra il ministero dell'Interno e quello della Difesa. Attori protagonisti della "lite" istituzionale sono Matteo Salvini e Elisabetta Trenta, sostenuta da Luigi di Maio. Da una parte il leghista che, in visita in Israele, definisce Hezbollah una organizzazione terroristica e dall'altra la grillina che lo bacchetta sulla "questione di metodo" non condividendo le parole utilizzate dal collega di governo.
Tutto è iniziato ieri sera quando, a seguito delle dichiarazioni di Salvini, dal ministero della Difesa è trapelata la "preoccupazione" e "l'imbarazzo" per quelle frasi che "mettono in evidente difficoltà i nostri uomini impegnati proprio a Sud nella missione Unifil, lungo la blue line". Salvini aveva infatti appena seguito l'operazione israeliana contro i tunnel di Hezbollah.
A caldo il ministro dell'Interno si era detto "stupito" per la reazione della Difesa ("A casa mia i terroristi si chiamano terroristi"), costringendo anche Di Maio a schierarsi con la Trenta ("Quello che si doveva dire sulla vicenda l'ha detto il ministero della Difesa").
La querelle continua stamattina. In una intervista al Corriere, la Trenta torna all'attacco del collega, anche se parla di un "governo unito e compatto". "Io dico solo che quando parliamo dei nostri militari all'estero, che rischiano la vita per la nostra sicurezza con le famiglie lontane migliaia di chilometri da casa, dobbiamo esserlo ancora di più". Inutile dire che resta la critica verso Salvini: "In Libano, così come in altri teatri, questo fanno i nostri militari: rischiano la vita per noi. E lo fanno da molti anni. I nostri uomini e le nostre donne delle forze armate vanno tutelati sempre". Per la Trenta si tratta "di una questione di metodo, non di politica estera, che compete ovviamente a Palazzo Chigi e al Ministero degli Affari esteri. I rapporti con Israele e la stessa comunità ebraica sono solidi ma noi dobbiamo fare in modo che tutto il governo lavori compatto per la sicurezza".
Salvini e Di Maio non si sono sentiti al telefono. Ma le tensioni in maggioranza ci sono. Il M5S non ha apprezzato le parole di Salvini eppure lui non sembra curarsene troppo.
"Le cose hanno il loro nome è permettetemi di dire che è strano leggere i giornali italiani sui quali qualcuno si stupisce se io chiamo terroristi islamici quelli che sono terroristi islamici - dice - "Ridiamo anche il giusto peso alle parole: perchè se non si identifica l'avversario, non dico il nemico, ma l'avversario, la partita non si vince".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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