Dalla guerra in Ucraina alla questione energetica, con un occhio alle dinamiche di governo e alla riforma della giustizia anche per via referendaria. Ne parla a tutto campo il ministro degli Affari regionali, Mariastella Gelmini.
Ministro, la geopolitica mondiale è sconvolta l'invasione russa dell'Ucraina. E oggi la Francia elegge il suo presidente. Lei si è già schierata per Macron, ma in maggioranza ci sono leader come Conte che teorizzano il «né-né». L'atlantismo non è di tutte le forze di governo.
«Il momento che stiamo attraversando richiede un salto di qualità nel processo di costruzione di un'Europa politica. È evidente che le posizioni di Marine Le Pen su Ue e, aggiungo, Nato sono molto lontane dalla nostra visione, che è quella di un partito europeista ancorato al Partito Popolare Europeo. Lo stesso presidente Berlusconi ha definito Macron come un europeista, un moderato, un uomo che guarda all'Occidente. Quanto a Conte, non mi meraviglia la sua ambiguità».
Ma anche nel centrodestra le posizioni sulle elezioni francesi non sono univoche. Non crede che visioni diverse sulla politica estera potrà rappresentare un problema per la coalizione in vista delle prossime elezioni politiche?
«No, le diverse sensibilità non hanno mai messo in discussione la collocazione internazionale del nostro Paese. Il centro-destra di governo esiste solo se è europeista e atlantista, come lo è Forza Italia. Abbiamo già governato il Paese e il presidente Berlusconi è il garante della nostra posizione in Europa e nel Mondo».
A proposito di Berlusconi. Ha assunto una posizione netta dichiarandosi deluso da Putin e condannando l'invasione dell'Ucraina. Eppure c'è ancora chi lo critica. Cosa risponde ai detrattori?
«Nessuno può mettere in discussione la posizione pro Occidente, europeista ed atlantista del presidente Berlusconi. Chi lo fa è in malafede: al parlamento europeo ha votato una risoluzione durissima e ha sempre assicurato a Draghi il pieno sostegno di Forza Italia alle decisioni prese dopo l'invasione dell'Ucraina. A Pratica di Mare giusto venti anni fa si registrò, grazie al presidente Berlusconi, uno storico accordo che apriva la strada all'ingresso della Russia nella Nato. Ma il Putin di allora era ben diverso da quello di oggi. Dal 2007 in poi la politica estera della Federazione Russa è completamente cambiata e l'intero Occidente ha sottostimato l'involuzione autoritaria e panrussa di Putin. Lo stesso ex presidente Obama ha ammesso di aver sottovalutato l'espansionismo della Russia».
Dopo le elezioni francesi, la Ue rinforzerà le sanzioni anti Russia. Reggerà la compattezza europea e quella interna dell'Italia?
«La compattezza dell'Occidente deve assolutamente essere preservata. Ed è importante che sia tutelata anche l'unità nazionale che finora si è registrata in Italia: i partiti hanno un ruolo importante in un contesto in cui la guerra si combatte anche con le parole. Dobbiamo saper distinguere fra l'aspirazione alla pace, il pacifismo, e l'esigenza di governare un Paese del G7. Io conosco un solo modo di manifestare per la pace, che è quello di manifestare contro chi la guerra la fa».
In Italia però ci sono distinguo a sinistra. E c'è chi sostiene che sia un tragico errore inviare le armi all'Ucraina.
«Sono i sostenitori della resa dell'Ucraina. Ma qui le rispondo con le parole dell'altro ieri del presidente Mattarella: Dal nostro 25 aprile viene un appello alla pace. Alla pace, non ad arrendersi alla prepotenza. Poi in Italia c'è questa singolare coincidenza: quelli che protestavano per la presunta instaurazione della dittatura sanitaria del green pass, adesso sostengono che gli ucraini dovrebbero sottomettersi ad una vera dittatura».
È probabile che il prossimo pacchetto di sanzioni riguardi anche il gas. L'Italia è pronta a sganciarsi dalla Russia?
«L'Italia sta facendo tutto il possibile per diversificare le forniture, aumentare l'autoproduzione, velocizzare le rinnovabili. Ma è evidente che da un giorno ad un altro non si può sostituire il 40% del nostro fabbisogno. Rischiamo di pagare un prezzo molto caro alla politica dei no, ammantati di ambientalismo. C'era chi non voleva il Tap, chi pensava di fermare le trivelle Sono gli stessi che non vogliono il termovalorizzatore a Roma: ma bruciare i rifiuti fuori confine o importare il gas da altri paesi per poi bruciarlo ugualmente, non migliora la qualità dell'ambiente».
Sull'aumento delle spese militari prevede problemi per la tenuta della maggioranza?
«Voglio sperare che nessuna forza di governo indulga alla demagogia per raccogliere qualche voto in più. L'incremento delle spese per la difesa è un accordo che l'Italia ha sottoscritto in sede Nato diversi anni fa e nessun governo ha rinnegato quell'impegno. Per il futuro serve una difesa europea comune, ma nel presente la nostra difesa si chiama Nato. Giocare su questo è da irresponsabili».
Come dovrà cambiare l'Unione Europea?
«Dobbiamo prendere atto purtroppo che le democrazie liberali sono sotto attacco e che i grandissimi benefici della globalizzazione comportavano dei rischi che non abbiamo voluto vedere. Occorre fare un balzo in avanti. Anche per questo è giustissima la battaglia che sta facendo il presidente Draghi in Europa per un nuovo Recovery fund per l'energia».
Da mesi la leader Fdi Giorgia Meloni, all'opposizione del suo governo, lancia frecciate a Salvini e a Berlusconi. Sono i segnali di un centrodestra che non tornerà più alla formula originale?
«Ma no, il centrodestra è unito oggi e lo sarà domani, quando andremo a votare per le politiche. Quando ci sono da scegliere sindaci e presidenti di Regione, qualche fibrillazione è fisiologica. Non farei l'errore di sopravvalutarle, fornendo così argomenti a chi ci vuole dividere».
Come capo delegazione di Fi al governo è pronta a combattere in Cdm per ottenere il secondo giorno di voto al referendum?
«Sì, questa è la linea di Forza Italia e mi sembra una posizione di buon senso, anche perché la data delle elezioni è molto in là (con i
ballottaggi che, tra l'altro, si terranno in piena estate. Votare in due giorni non è una perdita di tempo, tanto più che il Covid c'è ancora. Occorre favorire la partecipazione e anche evitare gli assembramenti nei seggi».
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