Che qualcosa non funzionasse più nel rapporto tra il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, e il Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta, era ormai evidente dagli inizi di marzo. Troppo devastante l'impatto del Superbonus sui conti pubblici, certificati dall'Istat, con il deficit 2023 schizzato al 7,2 per cento. Icastico il primo commento del ministro: l'effetto del credito d'imposta sul disavanzo stava peggiorando «oltre le più ottimistiche previsioni».
E chi si occupa del quadro previsionale di concerto con il Tesoro se non la Ragioneria generale dello Stato? Quello che nella Nadef dello scorso settembre era descritto come un esborso 2023 di circa 35 miliardi si stava concretando in una voragine da 75 miliardi. Una falla che Giorgetti deve necessariamente tamponare e che mina la credibilità stessa dell'Italia nel consesso europeo alla vigilia del rientro in vigore del Patto di Stabilità.
Quei numeri, insomma, hanno decretato la fine di un rapporto - quello tra Giorgetti e Mazzotta - che non poteva concludersi altrimenti. Il ministro, infatti, avrebbe potuto applicare lo spoils system sin dal suo insediamento ma ha scelto di avvalersi di un professionista di lungo corso come Mazzotta. Che è rimasto al suo posto nonostante già a fine 2022 fosse chiaro che la «situazione Superbonus» necessitasse di un Mr. Wolf e non esclusivamente di un tecnico. Mazzotta ha così firmato Def e Nadef del 2023, ma le critiche di Bankitalia e dell'Ufficio parlamentare di Bilancio sulla difficile copertura di quel bonus che continuava a divorare miliardi le ha subite il ministro dell'Economia.
Il resto è vita, avrebbe detto Maurizio Costanzo. Il Ragioniere dello Stato firmerà anche il Def 2024 ma è destinato a essere avvicendato, trattando sul suo passo indietro. Troppo poco il tempo tra l'ultima certificazione delle Scia del Superbonus (4 aprile) e il varo del Documento di economia e finanza (10 aprile) per pensare a stravolgimenti anche se l'inquilino numero uno di Via XX Settembre ha le idee molto chiare in proposito: c'è da varare una manovra che parte da un +1% di Pil nel 2024 e bisognerà mixare coraggio, prudenza e inventiva. Di certo, l'autodifesa di Mazzotta ha suscitato amarezza nei palazzi romani giacché molte istituzioni sono state chiamate in causa sebbene, come detto, le responsabilità attengano alla Ragioneria.
La speranza è che Eurostat nel prossimo giugno certifichi i crediti Superbonus come non payable, cioè contabilizzabili per anno di detrazione d'imposta.
Il decreto varato da Giorgetti, bloccando de facto le cessioni dei crediti, agisce in questa direzione. Una simile decisione consentirebbe di diluire un fardello che anche quest'anno si annuncia superiore ai 30 miliardi.
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