«Combatti con metodi ortodossi, vinci con metodi straordinari». La massima del generale Sun Tsu, autore dell'Arte della Guerra è, 2.500 anni dopo, il consiglio più prezioso per un movimento sovranista che si presenta a Bruxelles come un esercito diviso e, in parte, disarmato. Diviso perché i 71 eurodeputati legati a Matteo Salvini e a Marine Le Pen acquisiranno massa critica soltanto se si legheranno - o meglio si fonderanno - con i 59 concorrenti dell'Ecr, il gruppo sovranista conservatore che fa capo ai polacchi di Diritto e Libertà e ha come componente italiano i 5 deputati di Giorgia Meloni. Solo con una forza di 130 deputati (una volta usciti i 29 deputati inglesi del Brexit party di Farange e i 4 Tory accasati nell'Ecr) in grado di muoversi su un orientamento comune i sovranisti si garantiranno presenze significative nelle 20 commissioni permanenti in cui vengono smistate le procedure legislative dell'Europarlamento.
Qui il combattimento «ortodosso» consisterà in una strenua opposizione rafforzata dalla nomina di «relatori ombra» capaci di ritardare od ostacolare relazioni ed emendamenti. Su questo terreno la prima grande battaglia sarà la valutazione dei vari Commissari affidata alle diverse Commissioni in base alle specifiche competenze. Un attivismo degli alleati di Matteo Salvini può far emergere una valutazione negativa dei candidati proposti, far saltare alcuni candidati, allungare a dismisura le procedure per la loro nomina o portare a una trattativa per l'affidamento di una particolare dicastero al candidato proposto dall'Italia. La vittoria con «mezzi straordinari» arriverà se si riusciranno a catalizzare le divisioni e contraddizioni di una coalizione dei «perdenti» costretta - per raggiungere la soglia di maggioranza - a mettere d'accordo popolari, liberali, socialisti e forse anche l'emergente onda verde. Su temi come quelli etici o ambientali, sarà facile per i gruppi sovranisti offrire il proprio voto alle forze di centrodestra del Ppe che mal digeriscono i compromessi con socialisti, verdi e liberali.
In questo contesto straordinario è chiaro che i principali interlocutori saranno, se non verranno espulsi prima, i deputati ungheresi del Fidesz di Viktor Orbán. Forzare l'uscita o l'espulsione di quei 13 deputati significherebbe ridurre a 167 seggi la consistenza del Ppe rendendolo ancor più esposto ai ricatti e ai compromessi imposti dalla sinistra, dai verdi e dai liberali. Ovviamente tutto questo richiederà una presenza e un attivismo politico ben diverso da quello esibito negli anni passati dagli esponenti sovranisti. Tra i metodi straordinari, anche se poco ortodossi, c'è la possibilità di utilizzare il voto di Paesi come l'Italia, l'Ungheria o la Polonia per paralizzare l'approvazione di tutti quei provvedimenti collegati a finanze e sicurezza comune per cui è richiesta l'unanimità dei Paesi membri del Consiglio dell'Unione europea. Ma anche il sistema di maggioranza qualificata, basato sul voto del 55% degli stati membri, può offrire a Italia, Ungheria o Polonia la possibilità di bloccare l'approvazione di misure controverse.
Ma una vittoria «straordinaria» può venir messa a segno anche dalle forze di maggioranza sfruttando le divisioni degli amici di Marine Le Pen e di Salvini.
Il rigoroso attaccamento di gruppi come l'Afd tedesca, i finlandesi del Ps o gli austriaci dell'Fpö alle tematiche incentrate sul controllo delle leggi di bilancio potranno facilmente contribuire a isolare l'Italia a guida leghista all'interno della stessa compagine sovranista.
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