Un protocollo rimesso in discussione e un campionato che è tornato a tremare. «Ma non corriamo il rischio di bloccarlo», così il ministro Spadafora che di fatto ha bloccato subito il corto circuito nato - e da lui stesso alimentato - dalla vicenda di Juventus-Napoli (una squadra in campo e l'altra rimasta a casa per «ordine» della Asl campana). L'asse con Dal Pino, presidente della Lega di A, e Gravina, numero uno della Figc, torna almeno all'apparenza saldo dopo i vertici di ieri con le istituzioni del calcio. Incontri in verità programmati già prima del caos del weekend - con il numero uno di via Rosellini si è parlato anche del futuro del calcio e dei fondi interessati all'acquisto dei diritti tv - e che hanno acquistato un peso specifico maggiore.
«Il protocollo a oggi è ancora valido e va rispettato con rigore», ha sottolineato Spadafora. Quasi a lanciare un monito a chi non lo avrebbe fatto. «Crediamo in questo protocollo che abbiamo voluto e difeso, tutti abbiamo a cuore la tutela della salute che è un bene primario e su questo siamo in sintonia con il ministro Speranza, il protocollo viene rispettato da tutti nella sua integrità, è chiaro, ha funzionato e non capisco perché non debba funzionare anche per il futuro. Credo che possiamo stare tranquilli che il campionato si può disputare e svolgere in sicurezza», le parole di Gravina. Che sul caso Napoli ha poi specificato: «Certo che se cominciano ad esserci delle falle e qualcuno sbaglia, quel qualcuno deve pagare...».
Nessuno lo nomina, ma l'indiziato sarebbe il presidente del Napoli De Laurentiis. Che in 36 ore ha ricevuto ben sette pareri dell'Asl a supporto della decisione di non partire per Torino. Tutti documenti finiti sul tavolo del procuratore federale Chiné. «L'autorità sanitaria locale può intervenire in casi particolari, non interviene in deroga al protocollo ma lì dove ci sono delle situazioni particolari. L'importante è che l'intervento sia motivato e legato a esigenze che possono variare», ha chiarito Spadafora. Il Governo non può certo depotenziare il ruolo delle Asl, che dipendono dalle Regioni, sul territorio. Ma il protocollo così com'è ora resta ancora valido ma potrebbe essere maggiormente rafforzato per dare più sicurezza al campionato. E Spadafora, come aveva fatto capire nelle sue dichiarazioni di domenica prima della «partita fantasma» Juve-Napoli, ha chiesto di alzare ulteriormente il livello della severità nei comportamenti dei protagonisti fuori dal campo.
Resta ancora da chiarire - lo farà l'indagine della Federcalcio - se il Napoli abbia rispettato l'isolamento fiduciario previsto dopo le positività (a oggi non è ancora pronto l'hotel della «clausura» di 14 giorni - in attesa di conoscere oggi l'esito dei nuovi tamponi - vicino al centro sportivo di Castelvolturno). Gravina, nell'incontro di ieri, ha ricordato anche le sanzioni previste per il mancato rispetto dei protocolli sanitari approvati a giugno prima della ripartenza - dalla semplice multa si passa alla penalizzazione in classifica e nei casi gravi fino all'esclusione dal campionato -. «Dobbiamo essere responsabili e lungimiranti nell'affrontare criticità che potrebbero presentarsi», così Gravina che non si è sbilanciato sul possibile successo a tavolino della Juventus sul Napoli: «Abbiamo un giudice sportivo e una procura federale che fanno il loro mestiere. Non entro nel merito, cerco di essere serio e rispetto i ruoli auspicando che gli altri facciano lo stesso. Non ho sentito De Laurentiis e non ho intenzione di sentirlo».
La Figc difende a denti stretti quella quarantena soft e quei tamponi solo a 48 ore dalla partita conquistati dopo lunghi approfondimenti con il Comitato tecnico scientifico, ricordando che con questo sistema Torino, Milan, Genoa e Atalanta sono riuscite ad andare in campo pur in presenza di positività nei propri gruppi squadra.Scongiurato, forse, l'autunno di passione del calcio. Benedetta in questo senso la sosta della Nazionale: a proposito tutti negativi ai test i 31 azzurri in ritiro con Mancini per le tre gare di ottobre.
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