Madrid La Spagna rimane sulla carta il terzo Paese al mondo per il numero di contagiati dal Covid-19. Con 117.710 (+6,8% pari a 7.472 nelle ultime 24 ore), resta dietro all'Italia che, alle 18 di venerdì, registrava 119.827 casi. Tuttavia, il dato spagnolo è aggiornato alle 12 di ieri, e secondo gli analisti, considerato il trend di crescita, dovrebbe aver superato di un migliaio di casi l'Italia, piazzandosi al secondo posto, dopo gli Stati Uniti.
Sono diminuiti, invece, i decessi legati all'epidemia nelle ultime 24 ore: se giovedì avevano toccato il nuovo record di 950, alle 12 di venerdì (ora in cui il ministero della Sanità comunica le cifre), erano 932. Il bilancio complessivo delle vite cancellate dal coronavirus nella penisola iberica è di 10.935. La regione più colpita dai lutti è la Comunità di Madrid con 4.483 morti (67 ogni 100mila abitanti, più dell'area tra Bergamo e Brescia), seguita dalla Catalogna (2.335) e dalla Castilla-La Mancha (916). L'autonomia madrilena inanella anche il record dei contagi: 34.188, (583 ogni 100mila abitanti), un dato che non ha mai smesso di crescere dall'inizio dell'emergenza, l'11 marzo. La fascia d'età più colpita negli uomini è tra i 70 e i 79 anni (il 19,8% dei malati), nelle donne, invece, è tra i 50 e i 59 anni (il 19,2%): il gentil sesso supera di 1,6 punti i maschi infettati, mentre i pazienti in terapia intensiva sono 6.416 con un incremento del 5,6%, di cui il 65,6% sono uomini. Registrata una diminuzione dei ricoveri, segno che alcune comunità hanno esaurito i letti per la degenza o iniziano ad applicare la cinica direttiva sanitaria nazionale che non accetta più ottantenni in gravi condizioni.
Davanti a questi dati, ancora impressionanti, il premier socialista Pedro Sánchez, secondo fonti della Moncloa, oggi chiederà al Congresso un ampliamento dei giorni d'emergenza straordinaria, spostando il termine dall'attuale 11 aprile al 26, quindici giorni in più per sperare che la furia dell'epidemia si calmi. Quindici giorni che daranno l'ennesima coltellata all'economia spagnola che inizia a guardare all'aumento repentino dei suoi disoccupati.
Agli inizi della grande crisi economica in Spagna, tra ottobre 2008 e febbraio 2009 i disoccupati aumentarono di un milione, mentre attualmente, secondo i dati del ministero del Lavoro, in soli quindici giorni di chiusura di aziende e commercio, ci sono 934mila senza lavoro in più, con un totale di oltre tre milioni e mezzo di disoccupati. Sono per lo più precari, i primi sacrificati dal congelamento dell'economia spagnola, che ogni settima perde quasi 15 miliardi di euro e nei prossimi tre mesi vedrà diminuire sensibilmente il suo Pil. I primi dati negativi arriveranno dopo Pasqua, dopo che la cancellazione di tutti i riti religiosi della Semana Santa, quest'anno priverà di 20 milioni di visitatori la Spagna, soltanto per le festività pasquali.
Un buco colossale che sta già intaccando il turismo, il settore più vulnerabile che produce il 14,5% del Pil nazionale. Ana Botín, presidente del Banco Santander, prima banca privata di Spagna e seconda in Europa, si è rivolta così a Bruxelles: «Senza la solidarietà, non saremo mai un Unione».
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