"L'idea di base è l'irrigidimento delle misure con una distinzione tra attività essenziali e non essenziali perché abbiamo necessità di limitare i contagi, interveniamo adesso con più forza sulle cose non essenziali per evitare di dover incidere domani sull'essenziale che per il governo è rappresentato da lavoro e scuola". Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, nel corso del vertice di oggi con le Regioni alla Protezione civile, motiva la nuova stretta che il governo si prepara a varare per invertire il trend di queste settimane.
Altrimenti, è il rischio, l’epidemia di Covid in Italia potrebbe raggiungere le proporzioni che si osservano nei Paesi europei più colpiti. Dopo il vertice con i governatori, il ministro incontrerà il Comitato tecnico scientifico per definire le proposte da portare, stasera, sul tavolo del Consiglio dei ministri. "Il Paese è più forte rispetto a marzo-aprile - ha assicurato Speranza - abbiamo 33mila operatori sanitari assunti in più dall'inizio dell'emergenza, abbiamo tutti i materiali, Arcuri ci ha messo nelle condizioni di avere una autonomia come Paese, abbiamo rafforzato le terapie intensive".
Ai presidenti delle regioni italiane ha chiesto, quindi, massima collaborazione per arrivare ad una condivisione totale "delle nuove misure", evitando qualsiasi forma di "distonia tra governo e regioni che possa mandare in confusione i cittadini". I provvedimenti, come è già trapelato nelle scorse ore, potrebbero riguardare un ulteriore giro di vite sulla movida, una rimodulazione dei trasporti pubblici e un incremento dello smart working.
"Sulla movida potremmo fare uno sforzo in più", ha detto Speranza, ipotizzando una nuova "stretta sugli orari serali per evitare assembramenti". Poi c’è il nodo della mobilità, dopo le immagini degli assembramenti all’interno di bus e metropolitane, circolate nei giorni scorsi. "Lavoriamo insieme sui trasporti", ha chiesto il ministro ai governatori.
Speranza vorrebbe anche una "mossa netta sullo smart working". La volontà è quella di portare a quota "70-75 per cento", il numero dei dipendenti che lavorano da casa. Una misura che non farà piacere agli esercenti, che imputano proprio al lavoro telematico la perdita di gran parte dei propri guadagni in questo momento di crisi profonda.
Dalla riunione è emerso anche lo spettro di nuove chiusure per le attività considerate non essenziali.
"Se decidiamo come governo di chiedere a qualche comparto di cessare o limitare le proprie attività ci facciamo carico del ristoro", ha messo le mani avanti il ministro, che denuncia come ci siano ancora "luoghi in cui la mascherina non è utilizzata", come "gli sport di contatto, ad eccezione dei professionisti che seguono protocolli". Un’ulteriore stretta, infine, potrebbe interessare anche gli eventi.Ora la palla passa alla task force di esperti, che Speranza ha convocato d’urgenza per valutare tutte le opzioni in campo.
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