Camicia a righe blu, benda sugli occhi, il capo reclinato in avanti. Su una sedia, le mani dietro la schiena, le manette ai polsi. Era stato da poco portato in caserma, al nucleo operativo dei carabinieri di via In Selci, Gabriel Christian Natale Hjorth, 19 anni, accusato di concorso in omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Il giovane era stato prelevato dalla stanza dell'albergo in cui alloggiava assieme a Lee Elder Finnegan, il 19enne che avrebbe sferrato le 11 coltellate a Cerciello.
La foto fa il giro del mondo e divide le stesse forze dell'ordine. Chi ha stretto il foulard sul volto dell'indagato? Chi ha scattato la foto e fatta circolare via social, magari proprio per denunciare metodi poco ortodossi? Un fatto imbarazzante dal quale l'Arma ha preso subito le distanze aprendo un'inchiesta per stabilire l'autore di quella che può essere considerata una forma di tortura vera e propria e che potrebbe mandare a monte l'intera indagine. Poi per individuare il «corvo» in caserma che l'ha fatta circolare. Il militare responsabile del «bendaggio» trasferito a incarichi non operativi: dietro una scrivania. E dall'indagine emerge che Natale avrebbe tenuto il foulard sugli occhi «per 4-5 minuti massimo» prima di essere spostato in un'altra stanza.
«Quanto è successo è molto grave, abbiamo subito avviato un'inchiesta interna per individuare e sanzionare i responsabili, informandone l'autorità giudiziaria per ogni valutazione sugli eventuali aspetti penali» dichiara il comandante generale dell'Arma dei carabinieri, il generale Giovanni Nistri. «Quella foto mi ha fatto davvero un brutto effetto. Oggi abbiamo provato ad andare in carcere per parlare con il mio assistito ma non è stato possibile: voglio capire cosa sia successo e se anche lui è stato bendato e legato» dice l'avvocato, Francesco Codini, legale di Finnegan Lee Elder. Foto che avrebbe spostato l'attenzione dal barbaro omicidio del vicebrigadiere secondo Salvatore Rullo, presidente del Sindacato unitario lavoratori militari. «Darà strumenti alla difesa dell'imputato e danneggia l'Arma che ogni giorno, con grandi sacrifici, opera per la sicurezza rispettando le regole».
Per gli stessi investigatori, al di là della gravità dell'accaduto, il fatto non dovrebbe invalidare l'arresto. Lo chiarisce il procuratore generale in corte d'appello Giovanni Salvi: «Le modalità con le quali è stato condotto l'interrogatorio consentono di escludere ogni forma di costrizione in quella sede». Nella nota il pg evidenzia che «gli indagati sono stati presentati all'interrogatorio liberi nella persona, senza bende o manette». E ancora, che «all'interrogatorio è stato presente un difensore e che l'interrogatorio è stato condotto da due magistrati, è stato registrato e ne è stato redatto verbale integrale».
«Una benda in una caserma dei carabinieri? Cose da Far West» per il presidente della Camera penale di Roma, Cesare Placanica. Vanno valutati «anche gli aspetti più inquietanti - continua -. Siamo in presenza di un fatto unico?». Interviene il comandante Alfa, nome in codice per il fondatore del Gis, le «teste di cuoio» dei carabinieri.
«L'Arma è stata ferita al cuore - scrive - La politica smetta di usarci come palloni a una partita di calcio, di calci non ne possiamo più. Ora i calci vorremmo restituirli, poterli ridare indietro a coloro che offendono, anche con parole denigratorie nei nostri confronti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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