Nella legge di Stabilità arrivano 200 milioni di euro per il progetto di «rammendo» delle periferie sul quale è impegnato il senatore a vita Renzo Piano. Indiscrezione che ieri ha fatto pensare a motivazioni più politiche che economiche. Escluso che si tratti di una decisione sollecitata dalle parti sociali. Le emergenze da inserire nella Stabilità, secondo imprese e sindacati, sono altre. Non risultano nemmeno sponsorizzazioni dei gruppi parlamentari, né di maggioranza né di opposizione.
L'appoggio governativo all'iniziativa, peraltro lodevole, dell'archistar è partita direttamente da Palazzo Chigi, quindi del premier Matteo Renzi.
Facile metterla in relazione alla presunta candidatura di Piano alla presidenza della Repubblica. Il nome dell'architetto genovese è finito nel totoquirinale post Napolitano pochi giorni fa. Outsider di alto livello, insieme al direttore d'orchestra Riccardo Muti, in un Paese dove le alte cariche restano sempre e comunque dentro il mondo della politica. E alla società civile resta, appunto, qualche candidatura precoce e niente altro.
Quelle di Muti e Piano sono state smentite dai diretti interessati. Comprensibile. I primi nomi a uscire di solito vengono bruciati nel giro di pochi giorni ed è prassi negare tutto.
C'è da dire che, forse, all'architetto italiano più famoso nel mondo, senatore a vita con una presenza non troppo assidua di Palazzo Madama, non interessa troppo la politica. Preferisce coinvolgere i giovani architetti di «G124» in un'iniziativa sociale e fare passare le sue idee grazie a un marchio professionale che ha un peso specifico sicuramente superiore a quello di un parlamentare.
Con lo stipendio da senatore a vita, Piano ha assunto sei architetti per fare progetti sulle periferie puntati sul verde, trasporti e nuovi mestieri. I 200 milioni potrebbero dare gambe alla teoria, visto che per il momento il G124 è in passivo.
Il sostegno del governo potrebbe essere il risultato di un'adesione di pancia del premier, convinto dal progetto. Nei giorni scorsi Renzi aveva incontrato Piano per parlarne. Oppure si potrebbero interpretare, quell'incontro e lo stanziamento in arrivo nella prima «finanziaria» di Renzi, come segnali di distensione verso il Movimento 5 stelle. Piano è uno dei nomi fatti direttamente da Beppe Grillo per il Quirinale. E, con il patto del Nazareno che scricchiola, una sponda grillina, o anche solo la minaccia di un «secondo forno» per le riforme, potrebbe fare comodo al premier. Un rammendo della maggioranza, insomma, più che delle periferie.
Ad appoggiare subito l'emendamento pro Piano, è arrivato Ignazio Marino, che ha problemi di maggioranza ben più gravi di quelli di Renzi e che sta tentando di portare nella coalizione della sua giunta il M5s romano.
Lo stanziamento di 200 milioni «rappresenta un'opportunità importante per tante città italiane. Per Roma, in particolare», ha commentato il sindaco alle prese con la bufera per l'inchiesta sulla mafia capitolina.
Ma anche questo dato, depurato da dietrologie, potrebbe
essere un semplice tentativo del primo cittadino per riuscire a finanziare gli interventi che il gruppo di Piano, ha progettato per la capitale italiana, città devastata dal degrado; e aggiudicarsi parte di quei 200 milioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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