U n trancio di pesce spada con caponata di verdure costa ventidue euro, idem il filetto d'angus argentino, mentre per un piatto di tagliolini con julienne di zucchine, gamberoni e dadolata di pesce spada il conto sale a 28 euro. Niente di strano, il menu è ricercato e il «Caffè degli Artisti» negli anni è diventato un ristorante di livello a Sesto San Giovanni, l'ex Stalingrado governata ininterrottamente dalla sinistra dal Dopoguerra fino al 25 luglio scorso. Il valore aggiunto poi è la location, occupa l'interno e l'esterno di Villa Zorn, costruita nei primi dell'Ottocento, con un grande giardino intorno. La stranezza - denunciata insieme a molti altri casi fotocopia dal neo sindaco di centrodestra Roberto Di Stefano alla Corte dei Conti e alla Procura - è che questa bella dimora storica è di proprietà del Comune, che la concede fin dagli anni '50 all'associazione dei partigiani per le proprie attività. Ma il Circolo commerciale Anpi versa 50mila euro all'anno all'amministrazione e subaffitta a 70mila il ristorante.
«Se il Comune offre in concessione uno spazio in centro di un tale valore per la comunità mi aspetto che vengano svolte delle attività per i cittadini - considera Di Stefano - L'Anpi poteva aprire una mensa per i poveri o un ristorante in cui le famiglie bisognose possano pranzare a prezzi popolari. Così facendo si trasforma in una Real Estate con proprietà che sono dei sestesi». Lascia intendere che il contratto con un ristorante chic in futuro sarà gestito semmai dal proprietario - il Comune - e non dall'inquilino. «Già durante le prime settimane di lavoro - conferma l'assessore al Bilancio Elisabetta Pini - sono purtroppo emerse gravi irregolarità sulle gestioni passate. Sottrarci alle verifiche ufficiali ci avrebbe resi in qualche modo complici. E sono molte le stranezze riscontrate, stranezze che non trovano corrispondenza con una gestione sana, attenta ed oculata verso il bene comune: agevolazioni insensate ad Anpi o Arci, per dirne due a caso».
E si parla di un bilancio ereditato dal Pd con 36 milioni di crediti mai riscossi o di dubbia esigibilità e solo 650mila euro disponibili in cassa. Gli affitti concessi a prezzi stracciati ad associazioni vicine ad ex assessori e consiglieri o all'Arci sono una goccia nel mare, ma dimostrano il vecchio sistema di governo. Dal Pd sestese peraltro arriva una difesa tiepida: «Sui canoni di affitto evitiamo di mischiare, un conto è una società sportiva che gestisce una struttura comunale dove si pratica, senza alcun utile, l'atletica leggera, altro sono soggetti con un valore sociale. Trattasi di valori economici comunque non eclatanti, e la scelta di applicare canoni minimi radica in una politica di sostegno nei fatti della partecipazione e dell'associazionismo, uno dei tessuti connettivi cittadini».
Di Stefano rimbalza i tentativi maldestri di metterlo in contrapposizione con il mondo delle associazioni. «Abbiamo a cuore l'attività delle onlus, non c'è il minimo dubbio» chiarisce. Ma «il Pd ha gestito il bilancio e le proprietà immobiliari, quindi dei cittadini, con estrema superficialità». Cita ad esempio la sede affittata ad Emergency per 358 euro all'anno. Si trova in via dei Giardini, nel pieno centro di Sesto. «Avrei concesso una sede più periferica e messo quella più preziosa sul mercato» rimarca.
Ma l'associazione di Gino Strada riesce spesso a strappare location di valore alle giunte di sinistra.
Alla fine del mandato l'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia consegnò a Emergency le chiavi di una ex scuola abbandonata a due passi dalla Basilica di Sant'Eustorgio e i Navigli. Uno stabile che sul mercato avrebbe fruttato cifre a sei zeri.
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