«Tasse sulle pensioni, tasse sull'energia, tasse di successione, tasse sulle imprese: Up, Up, Up». Così, in un crescendo da musical, il leader uscente dei Conservatori Rishi Sunak, per una volta istrionico quasi quanto il suo ex Premier Boris Johnson, ha bollato ieri in Parlamento il primo programma economico del governo inglese presentato dal Cancelliere dello Scacchiere, Rachel Reeves. Una sintesi ritmata che, solo a prima vista però, riassume bene il contenuto della manovra, la quale prevede 40 miliardi di sterline in aumenti delle tasse, ma anche investimenti nelle infrastrutture e nei servizi pubblici, a partire da Servizio Sanitario Nazionale devastato dalla pandemia e dalle scuole statali. «Nessuna scorciatoia, per crescere occorre investire, investire, investire» ha dichiarato Reeves - in un programma di dieci anni di rinnovamento nazionale che riporti la stabilità economica dopo anni di instabilità e di caos».
L'escamotage trovato per mantenere la promessa fatta in campagna elettorale di non aumentare l'Iva è di far provenire la maggior parte delle entrate dell'aumento dei contributi a carico dei datori di lavoro che volano dal 13,8% al 15%, con un abbassamento della soglia da cui scattano dalle attuali 9.100 alle 5.000 sterline. Sono previste, bisognerà poi vedere nel dettaglio, esenzioni per piccole e medie imprese, ma l'annuncio non calma le preoccupazioni delle aziende e questo incremento è sicuramente la scelta più pericolosa. Perché, se è fuori questione che i servizi pubblici necessitano di fondi extra e che i cittadini non pretendono migliorie, la tassa che peserà sulle spalle dei datori di lavoro può trasformarsi facilmente in un tassa «sul lavoro» e potrebbe rivelarsi un ostacolo agli investimenti e alla crescita, pur tenendo conto delle esenzioni alle aziende più piccole. Allo stesso modo, è stato valutato l'aumento del minimo salariale per gli over 21, dal 6.7% a 12.21 sterline orarie, che equivalgono ad un aumento annuale di 1.400 sterline per un lavoratore a tempo pieno. Quello per i giovani passa invece dalle 8.60 alle 10 sterline all'ora. Una misura decisamente laburista, anche se il governo dovrà tener conto dell'impatto che potrebbe avere sulla creazione di nuovi posti di lavoro.
«Non ho deciso a cuor leggero - ha dichiarato Reeves - e so che sarà pesante per le imprese, ma ho scelto il ristabilimento della credibilità economica. Proteggeremo il servizio sanitario, i lavoratori e ricostruiremo la Gran Bretagna». Aumentano nel 2025 anche le tasse sulle scuole private e i dazi sui passeggeri dei voli aerei, compresi quelli dei jet privati, mentre viene abolito il concetto di residenti non domiciliati, soluzione controversa e ampiamente criticata, ma che allo stesso tempo si era rivelata fonte di grandi investimenti da parte di molte imprese estere.
Le previsioni dell'Obr, l'ufficio di responsabilità di bilancio, per la crescita del Pil nel Regno sono dell'1,1% entro la fine di quest'anno, del 2% nel prossimo, con un calo all'1.8% nel 2006. Rimane solo da vedere se verranno confermate.
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