L'università Statale di Milano ha, per la prima volta dopo 100 anni, una rettrice donna. Si chiama Marina Brambilla, ha 50 anni e dal 2018 è prorettrice per i servizi per la didattica e presiede il Centro Linguistico di Ateneo e l'Osservatorio per il diritto allo studio, che ha contribuito a creare.
Non è stata eletta perché è donna ma perché è brava e il suo programma è piaciuto. Certo, il fatto che sia donna suscita una sorta di orgoglio di genere, soprattutto nel mondo accademico, dove le «magnifiche» sono in netta minoranza.
«Sono molto emozionata e particolarmente orgogliosa per questo risultato - commenta lei - Sento la responsabilità di questa grande sfida. Dopo 100 anni anche alla Statale riusciamo a valorizzare il ruolo delle donne nella nostra organizzazione e quindi è una vittoria che dedico anche alle colleghe tutte».
L'ultimo rapporto «Analisi di genere» dell'Anvur, l'agenzia di valutazione dell'università, conferma che le donne partono in testa, poi rallentano e si fermano nella loro carriera accademica: ogni anno le matricole di sesso femminile sono il 55 per cento, le laureate il 57, al dottorato uomini e donne si pareggiano. Da qui, la forbice: le associate sono il 42,3, le ordinarie il 27. In cima alla classifica, 12 donne (ora 13) su un totale di 85 rettori.
Tuttavia qualche mese fa al vertice della Crui, la Conferenza che li rappresenta, si è insediata una donna, Giovanna Iannantuoni, rettrice di Milano Bicocca. A Milano c'è anche la rettrice del Politecnico, Donatella Sciuto, che si sta impegnando per combattere il gender gap negli studi a orientamento scientifico. E poi ci sono Tiziana Lippiello, rettrice dell'università Ca' Foscari di Venezia, Alessandra Petrucci, rettrice dell'università di Firenze, Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. E ancora Antonella Polimeni, rettrice dell'università La Sapienza di Roma, Paola Inverardi, rettrice del Gran Sasso Science Institute, Mariagrazia Russo, rettrice di Unint, Roma, Giovanna Spatari, rettrice dell'università di Messina. Manuela Ceretta, rettrice dell'università della Val d'Aosta. Daniela Mapelli, rettrice dell'università di Padova. Laura Ramaciotti, rettrice dell'università di Ferrara.
Tra i primi a complimentarsi con la Brambilla, il ministro all'Università Anna Maria Bernini, con una telefonata. Mentre la politica e il mondo accademico fanno piovere addosso alla neo rettrice messaggi di congratulazione di ogni tipo, Marina Brambilla non perde tempo ed entra subito nel merito delle questioni calde del momento, a cominciare dalle pressioni dei collettivi studenteschi per sciogliere i rapporti di collaborazione con gli atenei israeliani seguendo l'esempio di Torino e Bari.
«Le università - commenta la Brambilla - sono e devono restare luoghi di confronto e di dialogo, siamo un ateneo che fa di questi temi delle tematiche di ricerca e dibattito, resteremo un'università che dà voce agli studenti e a tutte le posizioni».
Quanto a rapporti con le università israeliana, Brambilla ha ricordato che il Senato accademico ha già interrotto l'accordo con l'ateneo Ariel in Cisgiordania. «Non ne abbiamo altri su zone occupate ma abbiamo attivato una commissione con la partecipazione degli studenti per andare a vedere gli accordi in corso di mobilità e ricerca e valutarne insieme la natura».
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