Il conto del caro-benzina è salato ed è difficile da saldare. Anche se il Consiglio dei ministri di domani dovrebbe calmierare i prezzi per famiglie e imprese ricorrendo al maggior gettito Iva generato dai rincari e tassando gli extraprofitti delle aziende energetiche, lo sforzo potrebbe essere insufficiente. Basti pensare che nei primi due mesi del 2022 la lievitazione dei costi dei carburanti ha determinato un maggiore incasso Iva per lo Stato di oltre 400 milioni di euro, a fronte di un aumento dei costi che si calcola nell'ordine delle decine di miliardi. Allo stesso modo sono aumentati, anche se in misura inferiore vista l'aliquota ridotta, gli introiti Iva su elettricità, gas e combustibili per riscaldamento. Secondo alcune stime, dovrebbero essere stati incamerati tra i 200 e i 300 milioni in più. Ma anche se il maggior gettito avesse superato il miliardo di euro, intervenire in maniera efficace è tutt'altro che semplice.
Da un lato, l'Iva non si può toccare perché è un'imposta europea, dunque il ministero dell'Economia - ove intervenisse in tal caso - non farebbe che spostare poste di bilancio da una parte all'altra. L'Unione, infatti, incamera lo 0,3% di tutta la base imponibile dell'Iva, cioè di tutte le transazioni a cui si applica. Per cui tanto la modifica delle aliquote quanto la loro destinazione hanno un vincolo ab origine. Dall'altro lato, per avere effetti tangibili non solo sui carburanti ma su tutto il comparto energia per un trimestre occorrono almeno 2-3 miliardi di euro.
Il problema è che bisogna fare presto. «Senza ulteriori interventi c'è il rischio di rincari per il terziario di oltre il 160% e per il caro carburanti 21 miliardi di extra costi per il solo autotrasporto», ha sottolineato Confcommercio in un'audizione sul dl bollette alla Camera, chiedendo al governo di «fare di più». Oggi, infatti, sarà una giornata decisiva per il settore dell'autotrasporto che, rileva la confederazione, «nell'ultimo anno ha mediamente registrato, per ciascun veicolo pesante, maggiori costi per circa 10mila euro».
Il governatore di Bankitalia, Vincenzo Visco, ha invece evidenziato che «potrebbe essere necessario discostarsi, temporaneamente, dal sentiero di decarbonizzazione intrapreso, ad esempio rallentando la dismissione delle centrali a carbone, ma occorre evitare che questi scostamenti inducano incertezza sui piani a medio termine, con l'effetto di scoraggiare gli investimenti indispensabili a realizzare la transizione energetica». Insomma, anche il numero uno di Via Nazionale ha scelto la linea del pragmatismo perché lo scenario macroeconomico è totalmente cambiato e non si può andare troppo per il sottile.
«I gravi eventi di queste settimane hanno gettato un'ombra di acuta incertezza su un'economia mondiale che già negli ultimi quindici anni aveva subito gli sconvolgimenti conseguenti prima alla crisi finanziaria globale, poi alla pandemia», ha concluso.
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