Stellantis, fornitori a terra stop pagamenti fino al 2025

La casa francese stringe i cordoni della borsa fino alla chiusura del bilancio. La mail inviata da Teksid

Stellantis, fornitori a terra stop pagamenti fino al 2025
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«Con la presente si informa che Stellantis sta massimizzando azioni di contenimento sui costi e sulla liquidità, in previsione della fine dell'anno 2024. Per garantire ciò, si ricorda a tutti i fornitori, di non iniziare nessun genere di attività senza un ordine in mano approvato dalla direzione. Cordiali saluti». È il testo della mail, datata 23 ottobre 2024, che Teksid Aluminum, società industriale italiana della galassia Stellantis leader mondiale nel settore siderurgico, ha inviato a tutti i suoi numerosi fornitori. In pratica, stop ai pagamenti fino al 2025 a causa della crisi di liquidità in cui versa il gruppo guidato da Carlos Tavares. Un tentativo in limine di alleggerire il più possibile l'impatto negativo sul bilancio di fine anno, visto il recente profit warning lanciato: taglio del margine dal 10% al 5,5-7% e un free cash flow industriale atteso tra -5 e -10 miliardi invece che positivo.

Peccato, però, che a farne le spese è anzitutto un indotto già fortemente provato dalla situazione di incertezza del settore automotive e, in particolare, delle difficoltà in cui si trova proprio il cliente Stellantis. «È la prima volta - afferma uno dei fornitori - che riceviamo una mail del genere. Non era mai accaduto in precedenza. È un fatto gravissimo». Per i fornitori si preannuncia, stando così le cose, un 2025 estremamente difficile con la reale possibilità che in tanti nell'indotto potrebbero non farcela. In proposito, Clepa (l'associazione europea della componentistica) in un nota evidenzia come dal 2020 a oggi si sono persi, nella filiera del Vecchio Continente, oltre 86mila occupati. «Non accetteremo mai la desertificazione», avverte il leader del sindacato Uilm, Rocco Palombella.

Stellantis, da parte sua, comunicherà il prossimo 31 ottobre i risultati del terzo trimestre, attraverso il nuovo direttore finanziario Doug Ostermann che ha sostituito Natalie Knight, entrata in rotta di collisione con Tavares. Prima di uscire dal gruppo, comunque, l'ex cfo aveva chiesto al suo team di verificare con attenzione le richieste di acquisto da fornitori esterni, cioè di applicare controlli più rigidi allo scopo di ridurre le spese. Il cosiddetto metodo «doghouse» utile a conservare liquidità, come riportato nelle scorse settimane dal Wall Street Journal. La stessa ex cfo Knight aveva testualmente sollecitato l'avvio di «misure drastiche per garantire i migliori risultati finanziari per il 2024, il 2025 e oltre». Di questi giorni la comunicazione ai fornitori.

Crollo delle vendite in Europa a parte (-26% a settembre con tutti i marchi in «rosso»), per il trimestre Banca Akros stima un considerevole calo dei ricavi a 31,060 miliardi (-31%), oltre a quello già comunicato dal gruppo sulle consegne consolidate: 1,148 milioni di unità (-20%). Nei singoli mercati, inoltre, sempre Banca Akros vede scenari altrettanto difficili sempre alla voce ricavi: -42% in Nord America, -24,1% nell'Europa allargata, -39,3% per Middle East & Africa, -36,7% in Cina e India. A salvarsi sarebbe solo il Sud America: +2,1%.

In tanti, nel frattempo, si chiedono che fine farà il dividendo 2025.

La non risposta fornita da Tavares durante una sua recente visita allo stabilimento francese di Sochaux: «Vedremo cosa succederà alla fine di quest'anno per decidere sul 2025».

È Kevin Thozel, membro del comitato di investimento di Carmignac, a sintetizzare con sicura efficacia il momento in cui si dibatte il settore: «Le Case automobilistiche europee stanno cadendo come foglie d'autunno... ».

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