"Stima per le Br, fate pulizia dei sionisti". I deliri dei "tifosi" dei Carc

Viaggio tra i social degli estremisti che minacciano i "sionisti": "Facciamo pulizia"

"Stima per le Br, fate pulizia dei sionisti". I deliri dei "tifosi" dei Carc
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La galassia dei movimenti estremisti della sinistra non è mai scomparsa, è sempre stata lì, latente sotto le ceneri. Dagli anni Ottanta qualcuno dice che se ne sono perse le tracce ma in realtà si sono solo smembrati in tante minuscole realtà che hanno continuato a covare sotto la cenere e, dall'arrivo a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni e di un governo di centrodestra, hanno risollevato la testa. Non lo dimostra solo la storia di queste sigle ma anche il seguito che hanno, fatto di simpatizzanti delle Brigate rosse e di tutto quel mondo comunista e sovietico che sperano si riformi e sfondi i confini di un'ipotetica nuova cortina di ferro.

La lista di proscrizione, che nasce dai Carc, i Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo, e poi trova voce e fa notizia attraverso il sedicente (nuovo) Partito comunista italiano, è solo la punta di un iceberg di una propaganda che da anni ha allungato le sue radici in modo capillare, trovando terreno fertile nei nostalgici più estremi. «Abbiamo una grande necessità di comunismo per dare valore alla vita. La falce e martello si riprendono gli spazi riconosciuti per dare un grande valore alla vita», scrive un simpatizzante comunista, ebbro dell'attenzione che viene oggi data alle bandiere rosse, che predicano la persecuzione dei sionisti con le liste di proscrizione per mettere loro «il fiato sul collo».

Una lista che è frutto di pura delazione alla quale vengono chiamati i compagni con un protocollo ben preciso che mira a tutelare l'anonimato di chi scrive e di chi riceve. Indicazioni che non spaventano i seguaci che, anzi, sono pronti a obbedire per fare la loro parte in questo grottesco carosello. «Seguire le istruzioni così ben dettagliate è un dovere, prima di tutto di chi si ritiene vero Comunista», è il commento di uno che si ritiene, evidentemente, un antiborghese in purezza, pronto a indossare il colbacco e a sventolare la bandiera rossa per la marcia socialista.

«Tutto cio che facciamo ogni giorno, se non ha progetto strategico e tattico, locale e nazionale, non fa altro che gli interessi dei nostri nemici, servi dell'oligarchia sionista anglosassone», scrive ancora lo stesso, invita a scaricare il manifesto del (nuovo) Pci, perché quello è «il primo passo per chi si pone seriamente il problema del che fare' per cambiare il corso catastrofico delle cose presenti». Il progetto strategico, evidentemente, include la censura e il silenziamento del dissenso, come nella più fulgida tradizione dittatoriale. E lo spiega bene il commento di un tale Orazio, che agli amministratori della pagina Facebook del (nuovo) Partito comunista italiano chiede espressamente di fare «pulizia», eliminando i «soggetti sionisti e filo-ucraini» che rappresentano, a suo dire, una «infiltrazione», benché quello sia uno spazio pubblico e aperto a tutti. Ma l'idiosincrasia per il dissenso sembra essere particolarmente radicata nei comunisti, ieri come oggi, come dimostra chi si augura, nella stessa pagina, che «non resti un solo ucraino in piedi entro la fine dell'anno». Che poi sono gli stessi che inneggiano al terrorismo, che si vantano di conoscere «tutte le date delle azioni delle Brigate Rosse». Un primato di cui vantarsi per qualcuno, che orgoglioso, usando il suo nome e cognome, quindi tradendo il voto di clandestinità fatto dal Carc e dal (nuovo)Pci dice: «Sono gli unici comunisti che stimo».

Ma se questi amici dei bolscevichi volessero, potrebbero trasferirsi a Mosca grazie a un decreto firmato da Vladimir Putin, che è pronto a offrire rifugio a chi vuol fuggire «agli ideali liberali d'Occidente».

Eppure, davanti a questa possibilità, i duri e puri dal pugno chiuso, arretrano come granchi: «Il problema è che lì fa troppo freddo», «Fossi stato più giovane sarei andato di corsa», «Purtroppo non ho vent'anni». Ma c'è anche chi afferma di voler rimanere in Occidente per «combattere» dall'interno. La storia non cambia mai.

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