È un fedelissimo del Meeting, Giancarlo Giorgetti. E come ogni anno, per sua stessa ammissione, il ministro dell'Economia non si sottrae a qualche provocazione. Una abitudine a cui adempie fin dal primo botta e risposta con Giancarlo Vittadini, professore di statistica alla Bicocca e colonna della kermesse riminese con cui ha una antica consuetudine e con cui si confronta sul palco.
Il ministro dell'Economia legge il titolo dell'incontro alle sue spalle - «Il primo capitale dell'impresa è la persona» - e detta la prima rettifica: «Lo avrei intitolato Il primo capitale dell'impresa è l'imprenditore', perché è l'imprenditore il primo motore, il fattore determinante che sviluppa e alimenta l'economia». Poi naturalmente c'è il fattore umano, «il principale determinante di crescita e produttività». Giorgetti, sviluppando il ragionamento sull'imprenditorialità, lancia una stoccata agli istituti di credito si chiede se abbiano davvero la capacità di andare oltre i numeri: «La banca non può essere un algoritmo. Ha di fronte una persona fatta di cuore e anche di anima, che è l'imprenditore. Se la banca non riesce a cogliere la dimensione che va oltre i freddi numeri nell'affidamento, si fa veramente fatica ad alimentare questa scia di iniziativa intrapresa che poi si trasforma nell'impresa». Gli obiettivi immediati sono le banche, ma è chiaro è il riferimento alla Bce che ne regola l'attività con un rigore decisamente eccessivo. Il ministro si concentra poi sul percorso a ostacoli che la politica deve affrontare se vuole avere una programmazione di lungo periodo. «Solitamente la politica ragiona sul breve termine. Ma anche quando volesse avere un pensiero lungo subentrano regole, come quelle del nuovo Patto di Stabilità, in cui il pensiero lungo e il concetto di investimento non sono adeguatamente valutati. Che fatica rispettarlo». Nel giorno in cui al Meeting viene presentata una indagine realizzata da SWG per conto di Valore D, associazione da anni è al fianco delle imprese per sviluppare ambienti di lavoro capaci di valorizzare i talenti, in cui si racconta che solo il 35% dei giovani è pienamente soddisfatto del proprio lavoro, Giorgetti si concentra sulla formazione. E anche su questo fronte si toglie qualche sassolino dalla scarpa. «Nel Pnrr abbiamo miliardi per l'upskilling, il reskilling, il Piano nazionale di competenze» e «potrei riempirvi di titoli di piani e progetti che ricordano i piani quinquennali dell'Unione sovietica». Ma «dobbiamo capire se la formazione, la crescita di competenze, può essere spinta dallo Stato o tirata dalle imprese. Preferisco la seconda opzione perché il rischio è spendere di più rispetto a quanto riusciamo a ottenere».
C'è però una certezza che il ministro dell'Economia racconta di avere acquisito quando era ministro dello Sviluppo. «Le decisioni di investimento degli stranieri in questo paese dipendono dalla disponibilità di capitale umano e da questa risorsa dobbiamo partire per lo sviluppo». E mentre al Meeting circola voce di un possibile arrivo last-minute di Giorgia Meloni, alle critiche, pronunciate sul filo del sarcasmo da parte di Giorgetti, replica il commissario per gli affari economici, Paolo Gentiloni. «Che il Pnrr sia fatto di interventi sovietici mi pare una battuta, conosco bene Giorgetti e le sue battute.
È una cosa molto importante per l'Italia, sono 190 miliardi di eurobond. Qui vicino c'è il Rubicone, è stato l'attraversamento del Rubicone da parte dell'Ue, l'emissione di Eurobond e sapete che l'Italia ne è il principale beneficiario».
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