L'infelice «sparata» di Recep Tayyip Erdogan che ha accusato la Germania di essere «ancora nazista» continua a provocare ricadute velenose. Infatti, mentre i ministri degli Esteri tedesco e turco si incontrano nel tentativo di ridimensionare la crisi nata dal rifiuto del governo di Berlino di autorizzare in Germania comizi elettorali di esponenti politici turchi, una simile polemica prende piede anche in altri Paesi europei.
Già alcuni giorni fa era stata l'Austria a prendere l'iniziativa, invitando i partner europei a seguire l'esempio tedesco: il cancelliere austriaco Christian Kern aveva chiesto di decidere un divieto a livello Ue dei permessi ai politici turchi, onde evitare che i singoli Paesi si trovassero a subire pressioni da parte di Ankara. Kern era andato oltre, chiedendo che l'Ue mettesse fine al dialogo con Ankara sulla sua adesione e cancellasse o almeno limitasse i 4,5 miliardi di euro in aiuti programmati da qui al 2020. Il capo del governo di Vienna aveva usato parole molto dure, accusando la Turchia di «calpestare i diritti umani e i valori democratici» e ricordando il caso dell'arresto ad Ankara del giornalista turco-tedesco Deniz Yücel, corrispondente di Die Welt, chiedendone la scarcerazione.
L'esempio austriaco era stato seguito dall'Olanda, con affermazioni chiare e secche del primo ministro Mark Rutte: «Il suolo olandese non è il luogo adatto per comizi di politici di altri Paesi», con i quali «non abbiamo alcuna intenzione di collaborare». Parole che, considerato che mercoledì prossimo nei Paesi Bassi si terranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento, erano anche rivolte a un'opinione pubblica in parte tentata di ascoltare le sirene del fronte populista. Logicamente, il leader del «partito della libertà» Geert Wilders - che secondo i sondaggi è in lizza per la conquista della maggioranza relativa dei voti - ha ritenuto necessario rilanciare, e si è messo alla testa delle manifestazioni di protesta contro l'arrivo in Olanda del ministro degli esteri turco accusando Rutte di «debolezza verso il regime dittatoriale» di Ankara. Il ministro turco ha alla fine dovuto cancellare il suo comizio previsto a Rotterdam.
Si tratta di quello stesso Mevlut Cavusoglu che - vistosi negare da Berlino l'autorizzazione a tenere pubblici comizi nelle città tedesche in vista del referendum del 16 aprile sull'introduzione del presidenzialismo in Turchia - si è comunque presentato in Germania con fare aggressivo («nessuno mi fermerà, basta veti nazisti», ha dichiarato prima della partenza da Ankara) e ha poi tenuto un comizio presso il consolato turco ad Amburgo.
Nel suo incontro di ieri con il collega tedesco Sigmar Gabriel, Cavusolglu ha cercato addirittura di ottenere il permesso per un comizio di Erdogan in persona in Germania, non si sa ancora con quale esito. Gabriel ha parlato di un incontro «amichevole», ma anche «duro e controverso», in cui il ministro turco ha chiesto ai tedeschi di «decidere se siamo amici o nemici».
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