Paolo Bellini è stato condannato all'ergastolo con un anno di isolamento dalla Corte di assise di Bologna per la Strage del 2 agosto 1980, la bomba esplosa in stazione, 85 morti e 200 feriti. È l'ultimo brandello di verità sulla strage che ha segnato un'epoca e che per anni ha rappresentato un tassello della cosiddetta strategia della tensione. «Le condanne al processo - afferma il governatore Stefano Bonaccini - rappresentano un momento di giustizia per la città, l'Emilia-Romagna e il Paese. Un risultato che dobbiamo in primo luogo alla tenacia dei parenti delle vittime e al lavoro incessante dell'Associazione che li rappresenta, oltre ovviamente a quello degli inquirenti e che accerta il ruolo nella realizzazione della Strage di esponenti dell'estrema destra collegati con apparati deviati dello Stato, oltre a quello di finanziatori e organizzatori. Lenisce una ferita sempre aperta, senza che possa mai cessare il dolore».
Secondo i giudici della Corte d'Assise di Bologna, che hanno emesso il verdetto dopo poche ore di camera di consiglio, l'ex esponente di Avanguardia Nazionale Bellini è stato il quinto attentatore in concorso con i terroristi dei Nar condannati in via definitiva Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini.
Decisivo secondo l'accusa il fotogramma di un filmino amatoriale girato da un turista a Bologna la mattina del 2 agosto 1980. Secondo i giudici c'era anche «Primula nera» alla stazione quel giorno. Bellini, 69 anni, era stato già indagato per la strage all'inizio degli anni '80 e prosciolto nel 1992, ma nel marzo del 2019 la procura generale di Bologna (che aveva avocato l'inchiesta sui presunti mandanti, organizzatori e finanziatori della strage, vale a dire Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti) ha chiesto la revoca del proscioglimento iscrivendolo nel registro degli indagati insieme all'ex capocentro del Sisde di Padova Quintino Spella e al capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, entrambi accusati di depistaggio, nonché Domenico Catracchia, ex amministratore di alcuni condomini in via Gradoli a Roma, accusato di false informazioni al pm.
In un'intercettazione ambientale l'ex capo di Ordine nuovo, Carlo Maria Maggi, avrebbe affermato che alla strage prese parte un aviere (Bellini era un pilota) che avrebbe portato la bomba. Decisiva anche l'indiscrezione emersa nel processo palermitano sulla cosiddetta «Trattativa Stato-mafia» (nel quale Bellini è stato sentito come collaboratore di giustizia), sui rapporti fra l'ex Avanguardia nazionale e Sergio Picciafuoco, vicino all'estrema destra e anch'egli presente alla stazione di Bologna, ma assolto dall'accusa di aver preso parte all'attentato.
Bellini si professa innocente: «Quel signore nel fotogramma non sono io, ha una deformazione fisica che non ho», ha detto prima che la condanna venisse pronunciata.
«Sono 40 anni che i giornalisti mi massacrano, ho subito attacchi incredibili contro la mia persona - continua - Capo dei servizi segreti di chi? Cosa? Quando tornavo dal Sud America qui, quelli che dicevano che conoscevo andavano lì. Quando li avrei incontrati? Le prove ci vogliono, non chiacchiere, non illusioni». Ma i giudici non gli hanno creduto.
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