Affila le armi la difesa di Gabriele Tadini, il caposervizio della funivia del Mottarone a Stresa, indagato insieme al gestore Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio per la caduta della cabinovia che ha causato 14 morti. E scatena una diatriba procedurale in merito agli accertamenti e alle verifiche tecniche sui materiali rimasti nel luogo in cui la cabinovia si è fermata schiantandosi contro degli abeti, o repertati subito dopo l'incidente. Da questo materiale la Procura si attende di avere indicazioni sulle cause della rottura della fune traente che - non potendo contare sul sistema di sicurezza dei freni, bloccati con i forchettoni - ha fatto precipitare la cabinovia con le persone a bordo. Per fare chiarezza gli inquirenti hanno sempre sostenuto di voler procedere attraverso un «accertamento tecnico irripetibile» su cabina, cavo spezzato e altri elementi ritrovati sulle pendici del Mottarone. Accertamenti che dovrebbero prendere il via lunedì, con la rimozione di ciò che resta della cabina. Il legale di Tadini, Marcello Perillo, però non ci sta e ha avanzato la richiesta di un incidente probatorio. Entrambi gli accertamenti hanno l'obiettivo di analizzare la parte alta della cabina 3, dove era agganciata la fune traente che spezzandosi, probabilmente all'altezza della cosiddetta «testa fusa», dove il cavo è collegato al carrello, ha causato il disastro. Una richiesta, quella della difesa del caposervizio, del tutto legittima, per ottenere una anticipazione dibattimentale da svolgersi in udienza che, invece, con l'accertamento tecnico non ripetibile non avviene. Uno scontro che arriva dopo che il procuratore Olimpia Bossi, ha negato la possibilità all'avvocato di effettuare un sopralluogo con i suoi tecnici di fiducia, per visionare i rottami della funivia e il cavo spezzato che, come ha detto il legale: «Gli agenti atmosferici possono danneggiare». Proprio per evitare questo problema il materiale è stato protetto con un solvente specifico. «Tutto può essere utile a ricostruire quello che è successo ha concluso l'avvocato Perillo Abbiamo chiesto il video originale di quella tragica corsa e vogliamo sapere se ci sono altri video, visto che le telecamere sul percorso sono diverse».
La Procura di Verbania, intanto, sta esaminando fotografie, video e testimonianze di chi quella maledetta domenica si trovava sulla funivia o ne era appena sceso. «Stavo facendo una passeggiata con una coppia di amici sul sentiero che porta al Mottarone - ha spiegato in procura Marcella Pepice, poche ore dopo la tragedia - ero quasi all'arrivo della funivia, proprio sotto la stazione, mi sono girata e ho visto la cabina che stava salendo adagio e stranamente era molto bassa, tanto che ho urlato ad una amica che era con me di spostarsi.
Poco dopo ho sentito un rumore, come una frustrata». L'escursionista ha anche affermato che la cabina è arrivata a destinazione, per poi tornare indietro all'improvviso. I consulenti della procura cercheranno di capire se queste anomalie stavano annunciando la tragedia.
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