Decine di fascicoli. Si muovono le Procure di tutta Italia su Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) e case di riposo diventate focolai di Covid19 e cimiteri di anziani. Fascicoli aperti alcuni senza ipotesi di reato, altri con quello più grave: epidemia colposa. Si indaga sul mancato contenimento del contagio, sull'assenza di dispositivi di protezione per gli operatori. Su possibili negligenze dietro a stragi silenziose che dalla fine di marzo secondo l'Istituto superiore di sanità si sono portate via almeno 1.400 anziani che avevano sintomi compatibili con Covid. Numero ampiamente sottostimato. Quasi tutti se ne sono andati senza tampone perché i test all'inizio dell'emergenza non sono stati fatti.
Si muovono i magistrati per ricostruire la catena di responsabilità, per capire «se è stato fatto tutto il possibile». E non solo in Lombardia, territorio martoriato dall'infezione e con il maggior numero di posti Rsa del Paese. Dopo il Pio Albergo Trivulzio e l'istituto Don Gnocchi, 300 ospiti morti, i Nas hanno ispezionato altre Rsa di Milano, Monza, Como e Varese.
Le tragedie si sono replicate però, stando alle decine di testimonianze di infermieri e operatori sanitari, allo stesso modo da Nord a Sud. Ma le ombre non riguardano solo le strutture che sono state travolte dal Covid19. Appelli e drammatiche richieste di aiuto delle residenze sarebbero rimaste inascoltate. In Toscana la procura di Prato ha aperto un'inchiesta su quanto accaduto in quella di Comeana. Dopo i primi 8 casi positivi registrati nella struttura, il sindaco ha chiesto disperatamente l'intervento di Asl e Regione con tre lettere urgenti. Eppure la task force è arrivata solo dopo tre settimane, durante le quali sono morti sei ospiti. A Pontevico, nel Bresciano, in un istituto femminile di disabili psichici, 22 ospiti sono morte, 70 i contagiati anche tra il personale, denunciano: «I tamponi non sono mai arrivati».
Numeri drammatici anche in Piemonte. Secondo la Cgil i morti sono almeno 450, metà dei quali sospetti. Da Torino a Cuneo. Dieci fascicoli aperti. A Vercelli la Procura ipotizza l'epidemia colposa contro ignoti per la strage più pesante in regione: 41 decessi. Da accertare possibili ritardi nelle misure di contenimento. A Torino indagano sulla Rsa di Grugliasco, trenta morti. Fari accesi sulla Don Rossi di Mondovì, Cuneo, con sei anziani morti e 35 persone risultate positive su 37 tra degenti e operatori. L'ipotesi provvisoria è l'epidemia colposa.
Anche a Merlara, Padova, su 73 ospiti, 26 sono deceduti e 44 sono malati. Ma nelle case di riposo in Veneto sono 1.500 gli anziani contagiati. In Emilia Romagna ci sono almeno 59 decessi nelle Rsa. Tra cui un'operatrice socio sanitaria che lavorava a Villa Margherita, a Modena: Anna Caracciolo, 36 anni, è morta dopo un mese di ricovero. Nella struttura ci sono 23 contagiati, tra cui molti operatori, e diversi morti. La Fp Cgil ha presentato un esposto sulla mancanza di dispositivi di protezione per gli operatori. I racconti strazianti dei familiari di anziani ricoverati nelle strutture spesso sono sovrapponibili: «Mi veniva detto che andava tutto bene, mi hanno chiamato all'improvviso dicendomi che la mamma era gravissima. Non le hanno fatto il tampone».
Nel Lazio il dramma di queste ore è a Civitavecchia, nella Rsa Madonna del Rosario: 18 morti e 43 contagiati su 55. La Regione l'ha trasformata direttamente in una struttura Covid19. I parenti hanno presentato un esposto in procura: denunciano omissioni, ritardi, mancate misure di prevenzione. Morti e inchieste anche in Sicilia: la procura di Enna indaga per epidemia colposa sulla struttura disabili Oasi Maria Santissima di Troina: 4 morti e 162 contagiati tra degenti e operatori.
Undici i morti a Villafrati, nel Palermitano, un altro focolaio. In Puglia, in questo momento «le Rsa rappresentano il principale problema sanitario», ha detto l'epidemiologo Pierluigi Lopalco. La procura di Bari vuole vederci chiaro. Si muovono i Nas.
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