È difficile immaginare qualcosa di più moralmente paradossale della Germania moderna che dice agli ebrei tedeschi di evitare di indossare la kippah, ovvero di nascondere la loro identità. Invece l'ha detto proprio alla vigilia delle elezioni Europee, seppure a voce bassa il commissario tedesco per l'antisemitismo Felix Klein: nella Germania moderna, e di nuovo meglio evitare di indossare la kippah in pubblico, meglio non farsi riconoscere. È un invito ripugnante per ogni europeo con un minimo di senso storico; un marchio sulle elezioni europee che ieri hanno chiamato alle urne 400 milioni di cittadini.
Si discute di strutture politiche, di economia, di sicurezza sociale, di destra e di sinistra, ma brucia una lettera scarlatta: a, come antisemitismo. Questo marchio porta con sé la memoria di 6 milioni di trucidati innocenti, fra cui 2 milioni di bambini. La Shoah nazista e fascista doveva aver sigillato in un'urna nera la millenaria persecuzione degli ebrei, e invece proprio nella Germania, che ha partorito col nazismo il mostro della «soluzione finale», Klein ha detto educatamente: l'antisemitismo sta vincendo «non posso più raccomandare a un ebreo di indossare la sua kippah in qualsiasi tempo e luogo in Germania». E spiega: «Questo segue la progressiva brutalizzazione della società tedesca». Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha reagito infuriato, «scioccato»: è una «capitolazione all'antisemitismo... non ci assoggetteremo mai».
Quel che sta succedendo in Germania in realtà sta accadendo in tutto il resto d'Europa. Più del 90 per cento degli ebrei d'Europa hanno dichiarato di aver percepito che il clima si fa caldo, nel 2018 i dati Adl, molto cauti, ufficiali, danno 1800 attacchi fisici, le profanazioni e le svastiche istoriate sono continue, ormai ci sono città che si sono svuotate dagli ebrei (dalla Francia in un paio d'anni se ne sono andati 15mila ebrei e l'esodo prosegue), Corbyn il leader laburista vanta la sua profonda amicizia con Hamas e gli Hezbollah come un plus essenziale nel suo disegno politico cosicché anche l'Inghilterra comincia a svuotarsi, la lista di attacchi mortali è lunga, solo in Francia si va da Ilan Halimi ai tre bambini col padre alla scuola ebraica di Tolosa nel 2012. Nel 2014 i 4 uccisi alla scuola ebraica, i 2015 all'Hyperkasher, e poi le due anziane signore Sara Halimi e Mireille Knoll. Sono tutti assassinii di matrice islamica. Indossare una stella di David o una kippah è pericoloso ovunque, ma sopratutto nei quartieri mussulmani. Tuttavia, in questo clima, i gilet gialli assaltano per strada il filosofo Alain Finkelkraut, i cortei neo nazisti in Polonia picchiano e aggrediscono, forze di destra estrema in Francia, in Germania, nei Paesi baltici aggrediscono sinagoghe, negozi, persone.
La tendenza comune sulla stampa e nei discorsi politici è quella a identificare una responsabilità di destra e in realtà negli Stati Uniti, per esempio, gli assassini delle sinagoghe di Pittsburgh e di San Diego appartengono a questo gruppo. Ma in Europa la destra estrema per quanto particolarmente ripugnante culturalmente, non ha il predominio, semmai si annette come è accaduto a Berlino alle manifestazioni di odio antisraeliano-antisemita indette dagli hezbollah (e quindi dall'Iran) in un misto estremo in cui l'islamismo è la forza più importante. Come ha anche detto un rabbino tedesco intervistato dalla radio israeliana, anche se la destra è un problema, di certo non puoi indossare la kippah nei tanti quartieri musulmani che la politica di Angela Merkel ha allargato con l'apertura totale all'immigrazione. Così paradossalmente la Germania alla ricerca della riparazione dei suoi peccati razzisti, oggi è di nuovo antisemita.
Una questione seria e da meditare senza infingimenti. Destra, islamismo, laburisti, estrema sinistra: un'alleanza che giustifica il suo odio antiebraico con la cosiddetta «critica» dello stato d'Israele ha trasformato l'Europa in un nuovo inferno antiebraico.
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