Lo strano boom dei voti degli italiani all'estero. Il No in allarme: brogli

Affluenza al 40% ed elettori lievitati a oltre 4 milioni. La Lega accusa ma Renzi minimizza

Lo strano boom dei voti degli italiani all'estero. Il No in allarme: brogli

Forse Renzi l'ha fatto solo per farci abituare. Basta con la vergognosa ostinazione a voler decidere in casa propria. Basta con arnesi antidiluviani, quali la sovranità di chi vive e lavora in Italia (un tempo semplicemente si sarebbe detto: popolo). No, il referendum preteso da Matteo Primo sulle nuove regole dell'ex «Costituzione più bella del mondo», in realtà plebiscito su se medesimo, saranno decise altrove. All'estero. Un domani, con la vittoria dei Sì a Renzi, da Bruxelles. Oggi, cioè nel voto di domani, dai cosiddetti italiani all'estero.

Che cosa curiosa: nel 2008 s'iscrissero alle liste elettorali per votare un milione e 155mila residenti all'estero (il 39% degli aventi diritto di allora). Un vero record, motivato dal duello tra Prodi e Berlusconi e considerato che nei referendum di solito l'interesse scema fino al 19 per cento (quello sulle trivelle). Per il plebiscito renziano, sono in volo, invece, pare una valanga di schede: un milione e 600mila. Hanno votato circa il 40 per cento dei nuovi aventi diritto, cresciuti di botto fino a oltre 4 milioni. Risultato ben oltre le più rosee previsioni del premier che, da solito impaziente, aveva già cominciato a cantare per l'uovo deposto. «Per vincere sarà decisiva un'affluenza dall'estero di circa il 30%», aveva detto. E, guarda un po', siamo al 40, con punte nella confinante Svizzera fino al 42. Stupendo, vero? Il responsabile estero di Forza Italia, Vittorio Pessina, nota solo che «aumentano i rivoli in cui possono perfezionarsi eventuali trucchi». Il senatore azzurro Lucio Malan va un passo più oltre e s'interroga sul «trionfalismo governativo sospetto». Soprattutto su una domanda cardine: «Ma da dove spunta quel mezzo milione di italiani in più? È aumentato il senso civico dei nostri connazionali o si tratta di gestione allegra dei kit elettorali, in particolare quelli degli italiani irreperibili che vengono spediti ai nostri consolati?».

Il premier Renzi gongola e svicola, nicchia e trasecola. Fa l'indiano: «Mi spiace molto, è un film già visto... Non capisco perché dire che lì si fanno i brogli... Perché alimentare tensioni e polemiche?». L'azzurro Brunetta non vuole pensare a «manovre e condizionamenti», palesi se le percentuali saranno diverse dal trend nel Belpaese. Ma il leghista Calderoli sente già «puzza di bruciato» in questa che definisce «moltiplicazione dei pani e dei pesci». «Qualcosa non torna», è certo il suo leader, Matteo Salvini, che ieri era davanti Palazzo Chigi per spronare i cittadini a un No ampio che fughi anche ogni sospetto. «Nonostante voti inventati e comprati in giro per il mondo, gli italiani faranno vincere il No.

Penso che in consolati e ambasciate ne siano successe di cotte e di crude». Però il ministro Gentiloni, della stessa tribù prodiana, è categorico: «Escludo brogli, offensivo solo pensarlo». Come li definiscono, questi indios, a Roma? Ah, già: i paraculos, senza offesa.

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