«Non hanno capito la gravità della situazione: non ci sono alternative ad un lockdown duro, generalizzato. Sarebbero sufficienti due, al massimo tre settimane ma si deve chiudere tutto, subito». Gli scienziati del Comitato Tecnico scientifico rompono, anche se in via ufficiosa, il «protocollo» concordato con l'arrivo del premier, Mario Draghi, che ha limitato lo spazio di comunicazione degli esperti agli appuntamenti istituzionali. Gli esperti del Cts sono concordi nel ritenere che il governo, le regioni stiano giocando con il fuoco perché la situazione pandemica nel giro di una manciata di giorni potrebbe di nuovo andare del tutto fuori controllo. Se si passa alla didattica a distanza, è il ragionamento, allora con 250 contagi ogni 100mila abitanti si deve anche passare in modo automatico alla zona rossa con la chiusura di ogni attività che non sia indispensabile. Insomma ad un lockdown analogo a quello di un anno fa.
Sbagliato, dicono gli scienziati, chiudere le scuole e permettere poi che i ragazzi affollino i luoghi della movida ed i centri commerciali. Non basta evidentemente l'allerta lanciato dal Viminale con una circolare ai prefetti affinché attivino «servizi di controlli mirati con il concorso delle polizie locali, nelle zone urbane usualmente interessate dal fenomeno della movid«». Per i «tecnici» con le scuole devono chiudere pure bar e ristoranti. Troppo ottimistico a questo punto pensare che bastino le zone rosse chirurgiche e solo alcune aree circoscritte in lockdown. Da qui puntualmente le varianti riescono a trovare la strada per continuare a diffondere il coronavirus. E la preoccupazione espressa dal direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, è che in questo modo si possa compromettere una campagna vaccinale che già si dibatte tra mille difficoltà come la carenza di dosi e gli intoppi organizzativi.
Due giorni fa il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, che è anche esponente del Cts era stato chiaro: «occorrono interventi radicali e tempestivi» per riportare l'Rt sotto la soglia dell'uno e contenere le varianti. Dopo il report Iss di venerdì gli scienziati si aspettavano iniziative più radicali sia da parte del governo sia delle regioni in particolare quelle colpite dalle varianti. Sorpresi e anche delusi dalla reazione ritenuta troppo blanda gli esperti si sono resi conto di non essere stati forse abbastanza incisivi nel descrivere il livello di rischio. Quello che si sottolinea ora è che i dati elaborati e riportati in quel report risalgono ad esempio per quanto riguarda il calcolo dell'Rt al periodo 10/23 febbraio. L'acquisizione dei dati, ribadiscono dall'Iss, «è affetta da una serie di ritardi, alcuni dei quali non comprimibili». E se l'indice di contagio era all'1,06 a livello nazionale due settimane fa è ovvio che nel frattempo sarà sicuramente salito visto che il virus ha continuato a correre e dunque quella soglia di rischio di 250 contagi per 100mila abitanti potrebbe già essere stata raggiunta o anche superata.
Ieri è scattato il nuovo Dpcm , il primo firmato da Draghi, che resterà in vigore fino al 6 aprile, quindi dopo la Pasqua.
Il provvedimento prevede che oltre i 250 casi scatti la didattica a distanza ma lascia ai governatori la
possibilità di decidere se attuare o meno la zona rossa. Ma per gli scienziati con una campagna vaccinale in corso il cambio di colore e il passaggio in zona rossa con il massimo delle restrizioni dovrebbe essere automatico.
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