L'annuncio che è pronto a candidarsi, nel 2020, per un secondo mandato alla guida della regione Liguria non è clamorosa. L'incontro di ieri con l'ex governatore leghista della Lombardia, Bobo Maroni, che presentava il suo libro a Genova, neppure.
Ma - a metterle insieme - le mosse sempre più scoperte di Giovanni Toti descrivono un percorso preciso, un tragitto che sancirebbe la rottura con Forza Italia per costruire un partito satellite della Lega salviniana. Ai primi di marzo, Toti si prepara a lanciare, secondo le indiscrezioni, la «lista civica arancione» - colore politico non proprio originalissimo, già usato varie volte in Italia, da Pisapia a De Magistris; ma come dice il titolo della famosa serie tv: Orange is the new black e si porta un po' con tutto - con cui correre. Stipulando subito un'alleanza preferenziale con il Carroccio, alle Regionali del prossimo anno. Ma la scadenza su cui l'ex portavoce di Silvio Berlusconi ha puntato gli occhi è più ravvicinata: le elezioni europee di maggio, e le concomitanti amministrative. È per allora, infatti, che partiranno, in alcuni dei Comuni dove si vota, i primi esperimenti di liste di centrodestra destinate, nei piani di Matteo Salvini, a togliere voti a Forza Italia per portarli in dote al progetto egemonico del vicepremier leghista. Sperando che contemporaneamente le Europee consacrino l'ascesa elettorale salviniana, facendolo avvicinare a quel 40 per cento renziano che è il suo sogno inconfessato, e sanciscano un calo di Fi rispetto alle politiche 2018, dando così la spinta definitiva alla scissione totiana. Il progetto di lista «Lombardia ideale», che il governatore lombardo Attilio Fontana si appresta a lanciare con una mossa concordata con il capo del Carroccio, va in questa direzione, con l'obiettivo di rastrellare voti fuori dal perimetro di destra populista di Salvini. E così pure il sodalizio tra Toti e il governatore della Sicilia Nello Musumeci, ex An, annunciato una settimana fa. «Vogliamo rinvigorire il centrodestra spiega Musumeci senza parlare di contrapposizioni a Salvini. Vogliamo creare un'alternativa a questo governo recuperando la Lega al centro destra». Il ligure Toti ha spiegato con chiarezza l'obiettivo politico: «Che ci sia una Lega che è inchiodata per assenza di alternative al Movimento 5 Stelle al governo è un fattore sotto gli occhi di tutti. Per questo serve una «seconda gamba» che consenta alla Lega di emanciparsi dall'abbraccio dei 5 stelle in prospettiva. E dall'altra parte dare una casa alle tante anime del centro-destra, in cui ci sono tra gli altri riformatori e liberali, di questo Paese».
E ieri l'incontro con Roberto Maroni a Genova ha posto un altro tassello della strategia che dovrebbe concretizzarsi dopo le Europee: approdato a Genova per presentare con il governatore ligure il suo libro Il rito ambrosiano, l'ex ministro dell'Interno e segretario post-Bossi della Lega è oggi un battitore libero del centrodestra, che non convive bene con la leadership di Salvini e che sarebbe disponibile, dicono i bene informati, a collaborare alla nascita di un nuovo contenitore di centrodestra.
E interessata all'operazione è anche Giorgia Meloni, la leader di Fdi che vede il bacino elettorale della destra estrema eroso dalla Lega, plaude alla potenziale Toti-Musumeci-Maroni ed è pronta ad investire su «un movimento conservatore e sovranista, capace di accogliere identità diverse, una seconda gamba del centrodestra per riportarlo al governo e liberare Salvini e la Lega dalla morsa dell'alleanza con i Cinque Stelle». Resta da vedere se davvero Salvini voglia liberarsene, o ci si trovi invece benone.
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