Lo strappo di Di Maio sulla legittima difesa: "Legge che non entusiasma"

Oggi il voto finale alla Camera. Salvini vede l'approvazione della legittima difesa, ma Di Maio la disconosce: "Non è il mio modello di Paese"

Lo strappo di Di Maio sulla legittima difesa: "Legge che non entusiasma"

Il M5S s'impunta, non tradirà, ma ci tiene a farlo sapere: la legittima difesa "non entusiasma" né Di Maio né diversi suoi collaboratori. Tira una brutta aria. La fronda grillina è in fibrillazione e il capo politico getta sassi contro la riforma proprio nel giorno in cui dovrebbe arrivare il via libera definitivo della Camera alla legge.

Sembra quasi che il pentastellato stia provando a svincolarsi da quella che definisce "una legge della Lega". Non grillina. "Come quando si è votata quella contro la corruzione voluta dal M5S - spiega Di Maio - non è che ci fosse tutto questo entusiasmo nella Lega. Allo stesso modo, quando si vota sulla legittima difesa, che è una legge che sta nel contratto e che per questo porteremo avanti perché noi siamo leali, non è che ci sia tutto questo entusiasmo nel M5S".

Non è chiaro l'intento del capo politico grillino. Forse le sue parole sono un messaggio per quella fronda del Movimento che da giorni (se non da mesi) manifesta a vario modo il malcontento verso una riforma considerata addirittura "costituzionalmente illegittima". In fondo dopo le uscite dei dissidenti al Senato e le diserzioni di alcuni al voto sulle pregiudiziali di costituzionalità, nel Movimento è iniziato a circolare un dossier per "smontare" in punta di diritto le norme volute da Salvini&Co. La colpa (o il merito?) della riforma sarebbe quello di introdurre "una presunzione di legittima difesa". Le defezioni grilline si sono ripetute anche ieri durante il voto dei primi articoli della legge a Montecitorio. Circa una trentina di deputati mancavano all'appello senza "giustificazioni" o missioni parlamentari a impegnarli. È dunque probabile che l'intervista di oggi sia diretta proprio a loro. Fino ad ora, infatti, Di Maio sulla legittima difesa era sempre rimasto nell'ombra: forse la riforma non lo "entusiasmava" neppure in passato, ma mai si era sognato di farlo sapere così a chiare lettere. "Se approvando questa legge si dice che si possono utilizzare di più le armi - dice il vicepremier - questo non è il mio modello di Paese. I cittadini devono essere difesi in primo luogo dallo Stato e dalle forze dell'ordine".

Le sue dichiarazioni potranno ostacolare il percorso della riforma? Difficile dirlo. Salvini ieri ha assicurato che oggi arriverà il via libera della Camera. E forse sarà così, visto che Forza Italia e Fratelli d'Italia hanno assicurato il loro appoggio. Con la maggioranza allargata al centrodestra, i dissidenti M5S non potranno avere voce in capitolo. Diverso è però il discorso se arrivasse un'indicazione da parte di Di Maio. Di certo le parole di oggi sembrano un "liberi tutti" sul voto finale: se la norma non "entusiasma" neppure il capo, certo nessuno s'indignerà se alcuni onorevoli M5S voteranno contro in Aula.

C'è un'altra questione da tenere in considerazione. Oggi la legittima difesa non diventerà legge. Il testo infatti dovrà tornare al Senato per via di un errore sulle coperture. L'inghippo è stato superato con un emendamento, ma la modifica costringerà alla norma di tornare a Palazzo Madama (la Costituzione prevede che il testo votato dalle due Camere sia identico). Il percorso è ancora costellato di ostacoli.

Difficile pensare che possa arrivare uno stop, ma il messaggio politico di Di Maio è chiaro: in una alleanza di governo tutti devono ingoiare qualche rospo. Il M5S lo sta facendo, domani toccherà alla Lega. Salvini lo tenga presente. E forse Giggino stava pensando alla Tav...

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