Del nodo discoteche si era cominciato a parlare giorni fa, quando è apparso evidente che c'era soprattutto la movida senza regole dietro al recente balzo in avanti dei contagi. Un rischio troppo alto continuare a tollerare tutti quei ragazzi assembrati senza mascherina nei locali, seppur all'aperto. Il governo non li avrebbe proprio riaperti, ma poi è stata lasciata autonomia alle regioni e le piste di ballo hanno ripreso a popolarsi. Un po' troppo, in molti casi.
Il ministro Roberto Speranza ha quindi minacciato di imporre una stretta per riportare la curva epidemica a livelli accettabili e ha cominciato a far leva sui governatori che, per scongiurare un provvedimento nazionale di chiusura delle discoteche a poche ore dal Ferragosto, che si teme faccia ulteriormente aumentare i contagi, sono intervenuti firmando nuove ordinanze per imporre il rispetto di norme per altro già presenti nelle linee guida sulle riaperture. Speranza è stato irremovibile: o si cambia o si chiude. Per evitare lockdown mirati. Per ora ha preferito affidarsi alle Regioni, ma non è escluso un nuovo giro di vite. C'è lui dietro alle ordinanze firmate dai governatori dopo l'eccessivo allentamento delle misure anti-Covid nei luoghi di vacanza. Così, come si erano mosse in ordine sparso per riaprire, le amministrazioni sono corse a ripari ribadendo le regole che dovranno far rispettare i gestori dei locali, pena la chiusura. In Emilia Romagna, dove negli ultimi giorni molte piste da ballo sono state chiuse per non aver fatto rispettare le regole di distanziamento, le discoteche si potranno riempire al 50 per cento della capienza massima e si dovrà indossare sempre la mascherina all'interno, anche mentre si balla. «Vogliamo evitare comportamenti che permettano al contagio di rialzare la testa», avverte il governatore Stefano Bonaccini. Capienza dimezzata e protezioni individuali in pista anche in Veneto. «È una misura presa contro il rischio che il virus torni a fare la voce grossa», sostiene il presidente Luca Zaia. In Puglia discoteche regolarmente aperte a Ferragosto, malgrado l'allarme per gli assembramenti in pista, in particolare a Gallipoli. Si balla anche in Sardegna, ma a due metri di distanza. Mentre il Lombardia, sempre sotto le stelle perché i locali al chiuso restano off limits, basta un metro. Il guancia a guancia è ammesso, ma solo tra congiunti.
E intanto non si placano le polemiche sulla scuola dopo l'ultimo parere del Comitato tecnico scientifico secondo cui il distanziamento di un metro in classe potrà anche non essere mantenuto per qualche mese, in attesa dei nuovi banchi, purché si faccia uso della mascherina chirurgica. «Pensavamo di vivere in una tragedia, e invece era una commedia: Tanto rumore per nulla di William Shakespeare!», ironizza Antonello Giannelli, presidente dell'associazione nazionale presidi. La politica insorge. «La sicurezza non è negoziabile e non si possono cambiare direttive, mentre il Paese si indebita per attuare le disposizioni date dal Cts a giugno», dice Valentina Aprea, responsabile del Dipartimento Istruzione di Forza Italia. Mentre la vicepresidente degli azzurri al Senato, Licia Ronzulli, intima alla ministra Azzolina di smettere di «dare i numeri» e di «prepararsi alle dimissione se il 14 settembre il rientro a scuola non avverrà in sicurezza».
«Per due mesi una distanza di un metro tra i banchi è stata la regola inamovibile seguita per la ripresa dell'attività scolastica. Adesso scopriamo che si può derogare ma solo in attesa dei banchi singoli», sostiene invece Gabriele Toccafondi, di Italia Viva.
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