Stroncato un traffico di immigrazione clandestina e riciclaggio

Traversata dalla Turchia e documenti a 15mila euro. Una copertura legale per il giro di denaro

Stroncato un traffico di immigrazione clandestina e riciclaggio
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Dietro la retorica dell'accoglienza spunta l'ombra della 'ndrangheta a lucrare su un business spietato. Alle prime ore dell'alba la Guardia di finanza scoperchia a Crotone un'organizzazione criminale - 13 le ordinanze di custodia cautelare - radicata in Turchia e Irak, con diramazioni in Francia e Grecia, dedita alla gestione del trasporto via mare di migranti irregolari diretti in Calabria e provenienti, prevalentemente, dal Medio Oriente e da Paesi asiatici come Irak, Iran, Kurdistan, Afghanistan, Pakistan, Siria e Libano. Stessi disperati e stessa rotta della sciagura di Steccato di Cutro ma gli inquirenti frenano sugli appetiti dei boss e sui collegamenti con l'imbarcazione che si schiantò sulle coste crotonesi nel febbraio 2023, uccidendo 94 disperati. «Non sono emersi collegamenti», dicono il generale Antonio Quintavalle (Scico), il comandante regionale Gdf Gianluigi D'Alfonso e il comandante provinciale di Crotone, colonnello Davide Masucci e il procuratore Vincenzo Capomolla. Se è pacifico il riserbo sulle infiltrazioni 'ndranghetiste in un business così danaroso, di cui peraltro le mafie locali fanno fatica a vantarsi, è altrettanto vero che «l'agenzia di viaggio illegale» attingeva soprattutto dal bacino di migranti non richiedenti asilo del Cara di Isola Capo Rizzuto, a poca distanza da Crotone, la cui gestione è stata appannaggio dei clan, tanto da essere commissariato dalla Croce rossa da più di un anno. Nel 2015 l'operazione Jonny servì a svelare l'intreccio affaristico-mafioso dietro il business dell'accoglienza. «È il business che il governo sta contrastando con ogni forza, perché solo combattendo i trafficanti si può realizzare un'immigrazione sicura e dignitosa», dice il sottosegretario all'Interno Wanda Ferro (nella foto), calabrese che conosce le insidie mafiose di questo lembo di territorio. Anche il premier Giorgia Meloni - alle prese con il rebus sui «Paesi sicuri» e gli hotspot in Albania - plaude al blitz dello Scico: «È una nostra priorità assoluta combattere chi, per ingrassare i propri profitti, sfrutta il legittimo desiderio delle persone di trovare condizioni di vita favorevoli».

«Nelle intercettazioni i migranti venivano definiti dai trafficanti con termini come pecore e piccioni», il costo della traversata dalla Turchia alle coste calabretoccava i 10mila euro a testa, per coprire passaporti e spostamenti (fino a Ventimiglia, dicono gli inquirenti) il budget minimo era di circa 15mila euro.

Per riciclare i flussi serviva una copertura legale, sono stati sequestrati due minimarket e un negozio di telefonia dove si eseguivano - con il sistema Hawala - operazioni di «money transfer» illegale a Ventimiglia, Roma e Milano. Per colpa di leggi molto severe «c'è il rischio di essere arrestati e di farsi tre anni di carcere», dicono gli indagati. Ben poca cosa rispetto alla montagna di soldi realizzati sulle spalle dei disperati.

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