Su Grillo jr cala l'ombra della droga dello stupro

Perizia della parte lesa: "Sulla vittima segni di violenza". Venerdì si decide sul processo

Su Grillo jr cala l'ombra della droga dello stupro

Non è più, o non lo è mai stata, un'inchiesta solo giudiziaria ma di sicuro anche politica. Anche perché il caso di Ciro Grillo investe in pieno papà Beppe, che era intervenuto nel pieno della vicenda con un video in cui accusava i magistrati e ridimensionava il ruolo del figlio.

Questo ancor di più da quando una delle due ragazze che ha denunciato di essere stata stuprata la notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019 a Cala di Volpe (Porto Cervo), in Sardegna, dal figlio del comico genovese e dai suoi tre amici Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, si è rivolta non ad un avvocato qualunque, ma a Giulia Bongiorno, che oltre ad essere un'attivista a difesa delle discriminazioni, gli abusi, le violenze contro le donne, offrendo sostegno, assistenza e tutela alle vittime di tali fenomeni attraverso la sua fondazione Doppia difesa, dal 2018 è anche una senatrice della Lega.

La novità di adesso è che l'avvocato Bongiorno aveva avanzato il sospetto che la studentessa italo-norvegese fosse stata costretta ad assumere Ghb, la cosiddetta droga dello stupro, un'ipotesi che non è stata smentita da una consulenza medico-legale firmata dal professor Enrico Marinelli della Sapienza, specialista in medicina legale, richiesta e depositata dal legale.

«In linea puramente teorica scrive Marinelli nella relazione di una ventina di pagine - non è possibile escludere» che la presunta vittima abbia assunto «cosiddette droghe da stupro (), prima o in associazione con l'alcol». Il professore le definisce «particolarmente insidiose» poiché sono «costituite da liquidi inodori e incolori, facilmente mescolabili alle comuni bevande, anche non alcoliche, senza che la vittima se ne possa accorgere».

Ma Ciro e i suoi amici insistono dicendo che è stato un rapporto sessuale consenziente. Il professore scrive invece che «non può aver espresso un valido consenso al rapporto di gruppo». La motivazione è nel fatto che l'alcol «scemava grandemente la sua capacità decisionale e annullava la sua capacità di autodeterminazione».

Marinelli, infatti, ipotizza la droga dello stupro ragionando sul blackout raccontato dalla ragazza che ricorda solo i primi minuti della violenza: dopodiché, dice, si è risvegliata nel primo pomeriggio in un'altra stanza, con un vuoto di memoria di alcune ore. «Un'amnesia senza la perdita di coscienza e la capacità di compiere azioni complesse come conversare, guidare, avere rapporti sessuali e perfino uccidere». La presunta vittima ha sempre sostenuto di essere stata costretta a bere da una bottiglia un cocktail di vodka e Lemonsoda poco prima della violenza sessuale.

La consulenza poi valuta il racconto della ragazza credibile e compatibile con gli approfondimenti medico legali eseguiti, come le lesioni su braccia e gambe riscontrate alla clinica Mangiagalli di Milano otto giorni dopo i fatti («compatibili con un meccanismo di pressione e afferramento attuato da più persone contemporaneamente con le mani») e un disturbo post-traumatico da stress giudicato «coerente con un rapporto non consenziente e invasivo», scrivono.

C'è però la replica di Alessandro Vaccaro, difensore di Vittorio Lauria, che si è limitato ad osservare che «sulle ipotesi si può dire qualunque

cosa priva di fondamento, come priva di fondamento è l'ipotesi della droga dello stupro». Venerdì il gup di Tempio Pausania, Caterina Interlandi, dovrà decidere se mandare a processo o prosciogliere Grillo junior e soci.

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