
All'indomani della svolta a sorpresa sui dazi, su Donald Trump aleggia l'ombra dell'insider trading. L'accusa arriva dal senatore democratico Adam Schiff, che chiede al Congresso di indagare se il presidente americano abbia manipolato il mercato quando ha annunciato all'improvviso la sospensione delle tariffe reciproche (tranne per la Cina) facendo schizzare in alto i listini, con l'indice S&P 500 salito di oltre il 9% mercoledì pomeriggio. Questo mentre in mattinata ha invitato gli investitori ad acquistare scrivendo in un post online: «È un ottimo momento per comprare», insieme alle lettere DJT, che rappresentano sia le sue iniziali che il codice della sua società di media.
Schiff sospetta che il tycoon possa aver agito per favorire sé stesso o i suoi alleati, vista la tempistica. «Farò del mio meglio per scoprirlo», afferma al Time il senatore, il primo a chiedere apertamente un'inchiesta del Congresso su un potenziale insider trading da parte del governo Usa in seguito alla brusca inversione di rotta del presidente. E ieri mattina, anche il collega dell'Arizona Ruben Gallego si è unito a lui firmando una lettera inviata alla Casa Bianca «per domandare un'indagine urgente che accerti se Trump, la sua famiglia o altri membri dell'amministrazione siano stati coinvolti in transazioni finanziarie illegali». «Questa sequenza di eventi solleva gravi preoccupazioni legali ed etiche - si legge nella lettera - Il presidente, la sua famiglia e i suoi consiglieri sono in una posizione privilegiata per accedere a informazioni non pubbliche e sfruttarle per orientare le proprie decisioni di investimento. Ad esempio, il valore delle azioni della società di Elon Musk, Tesla, è aumentato del 18% subito dopo l'annuncio sulla sospensione dei dazi».
Le indagini rientrerebbero tipicamente nella competenza di potenti organi della Camera Alta come la commissione Giustizia la commissione Finanze, entrambe in questo momento presiedute da repubblicani, Chuck Grassley dell'Iowa e Mike Crapo dell'Idaho, che hanno ampiamente evitato conflitti con la Casa Bianca. Singoli membri di Capitol Hill come Schiff possono indagare su questioni avvalendosi del proprio personale d'ufficio, sebbene tali indagini non avrebbero il potere di citazione in giudizio. Trump, intanto, durante una riunione del suo governo afferma che «ci sarà un costo di transizione» per i dazi, ma «andrà tutto bene» e gli Stati Uniti «stanno guadagnando miliardi al giorno». Il tycoon si è anche detto convinto che «con Xi troveremo una soluzione» e che l'Ue è stata «dura» ma «intelligente a sospendere le sue tariffe».
Nella sua cerchia ristretta calano le quotazioni di Peter Navarro, il consigliere di architetto delle tariffe detestato da Wall Street, criticato dai repubblicani e definito un «cretino» da Musk: è lui che si è più speso per l'imposizione delle barriere doganali con il presidente e la pausa di 90 giorni, osserva il Wall Street Journal, è una bocciatura della sua strategia. Anche il patron di X, Tesla e SpaceX tuttavia rimane nel mirino, e alla Camera un gruppo di democratici sta lanciando una campagna per costringerlo a lasciare l'amministrazione entro il 30 maggio. Secondo Axios, l'iniziativa si basa su un requisito legale secondo cui gli impiegati governativi speciali non devono prestare servizio per più di 130 giorni.
«Chiediamo all'amministrazione una dichiarazione pubblica immediata in cui si chiarisca che Musk si dimetterà e cederà ogni autorità decisionale, come richiesto dalla legge, entro il 30 maggio», scrivono 77 deputati dem in una lettera a Trump, precisando che al first buddy non sarebbe stato permesso di stare come dipendente speciale del governo per un anno «senza disinvestire dalle sue aziende».
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