Il 10 maggio del 1994 Nelson Mandela, il volto più iconico della lotta all'apartheid, insignito del premio Nobel per la Pace nel 1993, diventava il primo presidente non bianco della storia del Sudafrica, e il primo democraticamente eletto dopo la fine del regime di segregazione razziale istituzionalizzata. Oggi il movimento che ha dominato la politica sudafricana negli ultimi 30 anni, l'African National Congress (Anc), ha perso la maggioranza dei voti da quando nel Paese si tengono elezioni libere, e per la prima volta dovrà cercare uno o più alleati per formare una maggioranza di governo. Il partito che fu di Nelson Mandela si è fermato al 40,2%, 17 punti in meno rispetto alle elezioni del 2019, che erano state il peggior risultato elettorale nella storia dell'Anc. Numeri ben al di sotto di quelli del famoso voto del 1994 che pose fine all'apartheid e portò allo scranno presidenziale Madiba con il plebiscitario 87%.
Mentre i partiti dell'opposizione hanno salutato il risultato come una svolta epocale per un Paese che lotta con una profonda povertà e disuguaglianza, l'Anc è rimasto in qualche modo il partito più grande, ma ora dovrà cercare uno o più partner di coalizione per formare un governo e rieleggere il presidente Cyril Ramaphosa per un nuovo mandato. Al secondo posto è arrivata Alleanza Democratica, di ispirazione liberista e sostenuta soprattutto dalla minoranza dei bianchi. Al momento ha ottenuto il 21,7%, un risultato in linea con le ultime due elezioni. Il terzo partito più votato invece (14,8%) è stato uMkhonto we Sizwe, Lancia della Nazione, movimento fondato dall'82enne ex presidente del Sudafrica Jacob Zuma, espulso a gennaio proprio dall'Anc, da cui comunque si era allontanato accusandolo di essersi spostato troppo al centro durante il mandato di Ramaphosa. Secondo le prime indiscrezioni l'Anc potrebbe stringere un patto proprio con Zuma per guidare il Paese, anche se sarebbero iniziate in queste ore colloqui con John Steenhuisen, leader di Alleanza Democratica. «Possiamo parlare con tutti e chiunque» ha detto ai giornalisti Gwede Mantashe, presidente dell'Anc e ministro dell'Energia.
Le sfide da affrontare sono molteplici e complesse. Dal Covid in poi, il Sudafrica ha sofferto molto per gli shock internazionali degli ultimi anni, che si sono sovrapposti ad alcuni elementi sistemici, come la costante crisi energetica legata ai malfunzionamenti della compagnia pubblica Eskom, che con continue limitazioni di corrente ha messo in ginocchio le attività economiche.
La corruzione è l'altro fattore che ha scosso il Sudafrica, investendo persino la presidenza Zuma e i suoi più stretti collaboratori. Senza dimenticare la piaga della criminalità. Solo due omicidi su dieci vengono risolti, a fronte di una quantità impressionante di casi, 30mila l'anno. In vertiginoso aumento anche stupri e violenze domestiche.
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