È una giornata importante per il ddl Zan, il cui futuro è praticamente appeso a quanto accadrà oggi al Senato. Verso le ore 16.30 dovrebbe iniziare la discussione generale sul disegno di legge contro l'omotransfobia, ma il tutto rischia di tornare in Commissione se alla fine Italia Viva e le Autonomie decideranno di votare con il centrodestra per apportare alcune modifiche al testo attuale. Il presidente Andrea Ostellari ha fatto notare che chiaramente la Commissione non è in grado di terminare i lavori in giornata, ma si è detto comunque ottimista: "L'idea di lasciare terminare il nostro lavoro, stabilendo tempi brevi e certi non è fuori regolamento, né straordinaria". L'intento è quello di ottenere maggiore tempo in Commissione per arrivare a un testo condiviso.
Il ddl Zan rischia di saltare
Allora cosa potrà accadere oggi a Palazzo Madama? Gli scenari sono diversi. Le incertezze riguardano soprattutto i numeri, che in partenza sono davvero risicati. L'opzione più probabile è che possa slittare a settembre, dopo la pausa estiva dei lavori: in seguito alla discussione di almeno tre settimane ci sarebbero infatti altre priorità, dal voto per i componenti del Cda Rai ai decreti da convertire passando per la legge sul processo civile. Già nelle prossime ore si potrà vedere come andrà dal punto di vista del pallottoliere. Le sorti potrebbero dipendere da Italia Viva e dalle Autonomie: la somma dei due gruppi fa 25 e, qualora decidessero di accodarsi al centrodestra per le modifiche, non ci sarebbe affatto storia. Anche perché c'è l'ombra dei franchi tiratori: alcuni nel Pd (si ipotizza un dissenso di circa 5 senatori) e nel Movimento 5 Stelle (una decina) potrebbero disattendere la linea ufficiale del proprio partito e schierarsi contro.
La situazione è in bilico: come riportato dal Corriere della Sera, i voti favorevoli potrebbero essere appena 143 di fronte a 176 contrari. Invece se i renziani e le Autonomie dovessero schierarsi con dem e grillini, la maggioranza sarebbe 168 contro 151. Ma, come già detto, con il voto segreto ci sarebbe da fare i conti con i possibili franchi tiratori nel centrosinistra. Nel Gruppo Misto in 30 dovrebbero sposare la linea del "sì" mentre i restanti 16 quella del "no". Compatte le posizioni dei 64 della Lega e dei 20 di Fratelli d'Italia, entrambi contrari.
"Sarà un Vietnam"
Sono proprio i numeri a rendere il terreno scivoloso. "Da domani sarà il Vietnam, la Lega farà ostruzionismo, ci saranno molti voti segreti. Il M5S sta vivendo la fase che sappiamo, ci sono dubbi nel Pd... Chi può garantire che ci sarà la compattezza che serve", è la chiarissima posizione di Ivan Scalfarotto. Il parlamentare di Italia Viva dunque ha già messo in guardia i compagni di maggioranza sui possibili rischi che il ddl Zan potrebbe correre in Senato con questa situazione. Eppure Partito democratico e Movimento 5 Stelle continuano a ritenere che il disegno di legge riuscirebbe a passare se Italia Viva votasse in maniera compatta per l'ok, ma Scalfarotto non è d'accordo: "Non è così. La destra chiederà il voto segreto ogni volta che potrà: pensiamo alla situazione del M5S, ai dubbi che ci sono anche nel Pd. Chi è in grado di garantire compattezza in questo momento?".
Letta s'impunta
Nonostante tutti gli ostacoli e le impervie del percorso, Enrico Letta non molla la sua linea e si impunta ancora sull'attuale testo. Il segretario del Pd è deciso a tirare diritto sul ddl Zan anche perché, scrive Sabrina Cottone su ilGiornale in edicola oggi, potrebbe ritenerla una situazione win win: se il provvedimento non venisse approvato, potrebbe intestarsi la battaglia perduta ma combattuta fino alla fine e scaricare sugli altri (in primis su centrodestra e renziani) le responsabilità politiche.
Letta, dopo una timida apertura in seguito alle osservazioni del Vaticano, è tornato sul fronte intransigente. "Dobbiamo andare avanti su questo testo. Il Parlamento è sovrano, noi andiamo lì per cercare di approvare il ddl Zan per com'è", ha dichiarato pochi giorni fa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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