Ddl Zan, big in campo. Ma Letta non si ferma: "Meglio il voto subito"

Renzi oggi in Senato: "Intesa generale". Salvini: cambi o blocco tutto. Ipotesi rinvio

Ddl Zan, big in campo. Ma Letta non si ferma: "Meglio il voto subito"

O si decide tutto arrivando al voto entro due settimane, come punta a fare il segretario del Pd Enrico Letta, oppure il ddl Zan scivolerà almeno a settembre. All'orizzonte ci sono cinque importanti decreti da legge da ratificare, tra cui Sostegni, Semplificazioni, Assunzioni, senza parlare della riforma del diritto civile. Oltre all'opposizione parlamentare possibile in Senato a chi teme il ddl Zan e non lo considera una forma di tutela di omosessuali e transessuali da discriminazioni e violenze, ma un grave pericolo per la libertà di espressione, di educazione e di religione.

Alla vigilia dell'approdo nell'aula di Palazzo Madama del ddl Zan, che inizierà oggi pomeriggio il suo viaggio dopo gli scontri in commissione Giustizia, le posizioni rimangono contrapposte. Da un lato il Pd, che non accetta alcun rinvio e continua a difendere il suo provvedimento bandiera. Dall'altro Iv di Matteo Renzi, Forza Italia e la Lega, con Matteo Salvini che si propone come il salvatore dei bambini tirati in ballo dal ddl e anche da Alessandro Zan in persona, con tanto di rumoroso sostegno di Fedez, e dichiara che farà di tutto per combattere o almeno modificare in Parlamento la legge.

Letta è deciso a tirare diritto sulla legge contro l'omotransfobia approvata alla Camera e sfida Renzi: «Per quanto ci riguarda il disegno complessivo della legge Zan è equilibrato ed è il frutto di un processo di mediazione articolato e molto approfondito, anche grazie alla generosa partecipazione di Italia viva». Aggiunge: «Preferiamo evitare il rischio di far naufragare una legge che consideriamo di civiltà molto più di un passaggio di verità in aula». L'intenzione chiara è di andare al voto nella convinzione che sia una situazione win win: anche se il provvedimento non venisse approvato, Letta potrebbe intestarsi la battaglia perduta ma combattuta fino alla fine.

Il regolamento di Palazzo Madama offre sponde e Salvini è stato chiaro sulle sue intenzioni: «Torno a Roma in aula perché c'è questo ddl Zan da bloccare o quantomeno da cambiare in Parlamento». Renzi dal canto suo ripropone la mediazione allargata al centrodestra: «Cerchiamo di ascoltarci tutti e portiamo a casa la legge».

L'affondo di Letta è per Renzi, che sarà anche lui in aula. In particolare se non si ricorrerà al voto segreto, sarà Italia viva a decidere le sorti della legge: modificarla proponendo emendamenti mirati e condivisi, eliminando i rischi più volte sottolineati su libertà di espressione, di educazione e di religione, oppure fare retromarcia e accettare solo qualche correttivo attraverso gli ordini del giorno, unica forma di cambiamento accettata dal segretario del Pd. Prospettiva che certo non arride a Renzi. L'ex segretario del Pd replica duro: «Una battaglia identitaria per mettere la bandierina, che vuole chi cerca il like, va bene per Fedez e Ferragni, ma anche per quella parte politica che sta cercando di fare delle unioni civili lo strumento di consenso. E mi riferisco al Pd».

Alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, oggi riferiranno a che punto sono arrivati i lavori dell'aula. La conferenza dei capigruppo che, con la Casellati, deciderà il termine ultimo fissato per gli emendamenti sarà convocata probabilmente alla fine della seduta per fissare la data limite per gli emendamenti: si prevede una settimana di tempo.

Oggi è attesa solo la discussione sulle pregiudiziali di costituzionalità o di procedura. La Lega vorrebbe tornare per quindici giorni in commissione, il Pd è totalmente contrario. Ma con i leader in aula si capirà l'aria che tira.

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