"Sulla riforma procederemo con cautela. Va rassicurato il Sud, la Carta sarà rispettata"

Il presidente dei senatori: "Abbiamo la consapevolezza che bisogna concentrarsi sulle priorità, in primis la manovra"

"Sulla riforma procederemo con cautela. Va rassicurato il Sud, la Carta sarà rispettata"
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Massimiliano Romeo, presidente dei senatori della Lega. Lei pochi giorni fa ha fatto scattare l'allarme sullo ius scholae, denunciando il rischio di una destabilizzazione del governo. Com'è oggi il clima nella maggioranza?

«Mi sembra di capire che ci sia la consapevolezza da parte di tutti che bisogna concentrarsi su altre priorità. Dobbiamo guardare alla manovra con l'imperativo di cercare di confermare alcune misure come il taglio del cuneo, le misure destinate ad aiutare la fasce più bisognose, a favorire la natalità e a dare sostegno alle piccole e medie imprese. É il momento di metterci alle spalle le polemiche».

L'autonomia differenziata è un tema fondativo per la Lega. Oggi Antonio Tajani promette che Forza Italia vigilerà affinché la riforma vada a vantaggio di tutti i cittadini italiani. É anche la vostra impostazione?

«Non c'è alcun dubbio che rispetteremo ciò che è scritto nella legge, compresi gli emendamenti e gli ordini del giorno approvati che ha presentato anche Forza Italia. Abbiamo assolutamente l'intenzione di procedere con la giusta cautela facendo capire che l'autonomia non porta via niente a nessuno. Vogliamo una riforma che unisca il Paese e che porti ovunque a un miglioramento dei servizi. Si farà una valutazione attenta di quelle che sono le materia da trasferire in via esclusiva a fronte delle richieste avanzate da alcuni governatori. L'abbiamo sottolineato più volte, è un processo graduale, piano piano si entra in questo meccanismo, noi vogliamo un federalismo ragionevole, in attuazione del comma 3 dell'art 116 della Costituzione. Gli allarmismi non hanno davvero più ragione di esistere».

Come si procederà in concreto?

«Il primo passo sarà quello di valutare le proposte che sono arrivate dai governatori che riguardano quelle materie che non sono soggette ai Lep, i livelli Essenziali di Prestazione, come il commercio con l'estero, la protezione civile, la previdenza complementare, l'amministrazione dei giudici di pace per citarne alcune. Si comincia così. Forse è il modo migliore per sperimentare l'autonomia facendo capire nei fatti che unisce e non divide. Un servizio che prima gestiva lo Stato, ora sarà gestito dalle Regioni. Siamo convinti che questi enti siano in grado di gestirlo meglio».

Le Regioni del Sud rischiano davvero una penalizzazione?

«No, nella maniera più assoluta. Innanzitutto iniziamo con le materie meno impegnative, un metodo che sarà utile anche per rassicurare le regioni del Sud e far capire che non ci sarà un aumento dei divari che anzi puntiamo a ridurre ed eliminare. Vogliamo una crescita che valorizzi le peculiarità dei territori, con la volontà di rassicurare chi nutre timori per questa riforma. I detrattori temono che una volta iniziate a trasferire le prime materie, non avrebbero più argomenti, vedrebbero che le cose funzionano meglio e correrebbero il rischio di veder cadere le bugie raccontate negli anni. I divari tra Nord e Sud sono aumentati negli ultimi 40 anni con il sistema centralista come conferma uno studio di Bankitalia del 2022. Dagli 80 ad oggi il rapporto tra il Pil pro capite del Mezzogiorno e quello del Centronord è diminuito dal 60 al 55%».

Tanti governatori di centrosinistra si sono schierati contro l'autonomia. Per quale motivo? Disciplina di partito o reale preoccupazione?

«É curioso che la sinistra voglia abrogare una norma che attua una riforma costituzionale voluta da loro. É come se andasse contro se stessa, contro il principio di autonomia perseguito da Bonaccini, come dalla sua allora vice Elly Schlein o come De Luca. Tutti loro avevano avanzato delle richieste in questo senso».

Il centrosinistra si sta mobilitando per il referendum abrogativo. É giusto raccogliere le firme per via telematica?

«Si è cercato di facilitare la procedura, ma questo può

generare un proliferare di referendum. Bisognerà valutare questa opzione con attenzione. Si rischia di creare un cortocircuito svilendo lo strumento referendario. Sull'ammissibilità del referendum si pronuncerà la Consulta».

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