È una questione di numeri, ma non solo. È una questione politica anche, soprattutto. È una questione logica, che per anni all'Europa è sfuggita. E che ora diventa pure una questione di sopravvivenza. Huawei da una parte e il Resto del Mondo dall'altra. Potrebbe essere una sfida esibizione, se non fosse che c'è di mezzo il Vecchio Continente, schiacciato dalla sua colpevole indecisione di trovare un accordo tra le sue anime. Sulla questione 5G si gioca molto più di una semplice connessione superiore di banda, ma una corsa al benessere economico che adesso potrebbe portare in una strada senza uscita. Qualunque direzione si prenda. Parliamo di Huawei allora. Oggi è il male perché Huawei è la Cina: lo dice Donald Trump, lo conferma adesso l'ondivago Boris Johnson, annuiscono timorosi i leader del continente. Eppure ci dev'essere una terza via tra quella della Seta sottomessa e ottusa a 5 Stelle e quella negazionista che sta prendendo piede qua e là. Perché il 5G senza Huawei non è la stessa cosa. Un'azienda leader che nel 2019 ha speso 18,8 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, ovvero 15,3% del suo fatturato. E in dieci anni i miliardi sono 86. In tutto questo tempo dov'era l'Europa, se non a fare accordi con Pechino? Agli inizi del nuovo Millennio due delle tre società che dominavano il mercato della telefonia erano europee: Nokia ed Ericsson. E la terza era americana, cioè Motorola. Oggi, se si guarda la classifica delle prima dieci società tech per capitalizzazione, oltre la metà sono asiatiche. E le altre hanno appoggiato la loro produzione in Cina per spendere di meno e fare più soldi, regalando le proprie idee. Nokia ed Ericsson non fanno più smartphone (il brand finlandese è in licenza a un'azienda che pure lei produce in fabbriche cinesi): investono in infrastrutture, nelle reti 5G appunto. Ma nonostante i grandi sforzi tecnologici e di denaro, il gap con Huawei resta ancora troppo ampio. Guardate le previsioni: nel 2021 tre quarti dei 235 milioni di smartphone 5G nel mondo saranno nell'area Asia-Pacifico. Nel 2025 saranno i tre quarti di 2 miliardi e mezzo. Mentre per la Oxford Economics l'Ue senza il colosso di Shenzen pagherebbe costi pesanti in termini di Pil da qui al 2035: 33 miliardi, di cui 4,7 italiani. L'Unione pagherebbe la sua miopia industriale e innovativa.
La soluzione? Non è arrendersi e farsi egemonizzare, ma neppure alzare inutili muri a comando. Lasciare Huawei alla Cina è un pericolo molto più grande di una giusta, attenta e rigorosa collaborazione. La soluzione invece è essere Europa, un Nuovo Continente: è questione di numeri. Ed anche di logica.
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